“L’AMORE SACRO E L’AMOR PROFANO”, ALLO JOPPOLO DI PATTI IL DUO LEDEMIÚS OMAGGIA DE ANDRÈ.

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Foto LedemiùsPatti – “Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che da questa età in poi ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d’arte mista, mi consente delle scappatoie non indifferenti, là dove manca l’esuberanza creativa”. Una delle più celebri affermazioni di Fabrizio De Andrè sembra cogliere bene un aspetto intrinsecamente legato alla storia artistica del cantautore genovese: l’affinità tra poesia e musica.
Affinità che in nessun altro cantautore italiano (ad eccezione forse di Francesco Guccini) risulta evidente quanto in De André, «il quale – ha finemente osservato Roberto Cotroneo – ha scritto pensando alla musica, ma non ha nulla da temere dalla pagina muta di un libro. I testi sono scritti con la musica. Non per la musica». Lo stesso Cotroneo parla inoltre di «un cammino che non ha nulla di diverso da quello dei poeti soltanto in parole che hanno pubblicato versi negli stessi anni». Insomma, che l’arte di De Andrè si realizzi compiutamente nell’intertestualità tra testo letterario e testo musicale non è un mistero. Come non lo è il fatto che oggi le canzoni di Faber vengano analizzate come vere e proprie poesie del Novecento italiano.
Ne sono fortemente coscienti anche l’attore e regista Michelangelo Maria Zanghì e la musicista Chiara Pollicita che insieme formano l’originalissimo duo “Ledemiùs”. In scena al teatro Beniamino Joppolo di Patti mercoledì 25 marzo alle ore 21.30, nell’ambito della stagione teatrale “Scenanuda”, i due artisti presenteranno in prima nazionale uno spettacolo – tributo al grande De Andrè partendo proprio dalla produzione testuale del cantautore. Nasce così “L’amore sacro e l’amor profano”: un reading in cui musica e poesia si fondono, si esaltano a vicenda, ora contrapponendosi e ora dialogando, per creare un unicum artistico di rara bellezza. Un tributo ai testi poetici del grande cantautore, accompagnati da una selezione di musiche tratte dal repertorio per chitarra classica che abbraccia varie epoche storiche e diversi generi. In due parole: una performance di alta tensione emotiva e di un’originalità spiazzante.
«Non è facile approcciarsi a un mito come Fabrizio De Andrè. Le sue musiche e i suoi testi – spiega Michelangelo Zanghì – sono assolutamente inimitabili. Consapevoli di questo, abbiamo deciso di omaggiarlo in una maniera originale: recitare i suoi testi e farli “dialogare” con una musica che non è quella delle sue canzoni. E’ un esperimento, ne siamo ben consci. Ma Faber è ovunque tranne che negli schemi e quindi abbiamo pensato che il modo migliore per rendergli omaggio sia questo spettacolo in prima nazionale».

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