La letteratura nel nostro piccolo paesino è sempre stata molto interessante. Gioiosa presenta un quadro di riferimenti ormai abbastanza ampio, da quando un interesse storico crescente ha motivato studi e ricerche, dibattiti, dialoghi, ma… è come se si fosse fermata a quella data, senza progredire per necessità.
Comincerò col sottolineare le emozioni, i sentimenti, che Gioiosa Marea suscita negli indigeni e nei visitatori che siano essi turisti o visitatori occasionali. Come e quanto si rimane incantati di fronte alla bellezza estrema dei paesaggi, della natura.
La deliziosa calma nella quiete del mare di Gioiosa. Ci si può riposare rimanendo immobili. Il calore si rovescia sopra a questa desolazione; non un’increspatura interrompe la linea del mare. Si può ascoltare il silenzio.
Un tale torrido splendore in un suggestivo senso di benessere, in cui non trovano posto le difficoltà e i contrasti del nostro tempo. Queste sono le sensazioni che si provano nel trascorrere del tempo in questi luoghi così armonici e densi di riflessione.
Le osservazioni sulla natura lussureggiante, sui panorami e sulle sue sensazioni sono sempre stati il monito per poter dire di Gioiosa Marea: paese illustre, avanti nel tempo e pieno di risorse paesaggistiche ed umane. Quest’ultimi, in tempi passati, ne hanno modificato la linea curva e anonima in cui questo lussureggiante paesino viveva.
Se prima ho trattato il tetto di un luogo ancora sano e non incontaminato da intemperie , ora descriverò i tratti di una Gioiosa reclusa da tempo, nel suo ingannevole futuro, che invece è solo un ritorno al passato, ma non a quello fulgido, ma ahime’ quello in ombra. Questo passato chiamasi regresso.
L’immagine di Gioiosa appare assai avvilente, seppur dall’altra parte la stessa è altrettanto spettacolare, tanto da chiamarla dea bendata. I TANTI rimedi che gli stessi precursori del futuro suggeriscono, offrono materia di studio per un presente più coscientemente fattivo e dinamico rispetto a chi offre un presente immobile, seppur idilliaco, ma ahinoi sempre sconvolgente: si è parlato e forse si parla ancora di “paese che muore”, di “terra senza sbocchi”, ma anche e soprattutto “paradiso pieno di angeli”, ed è da qui che voglio cominciare la mia analisi.
Gioiosa era, ed è, una terra dolce e amara insieme: un paese di sogno per l’estrema bellezza paesaggistica, archeologica, ma un luogo triste e desolato per la situazione sociale, politica ed economica.
Certo bisognerebbe osservare in che modo l’indigeno si pone nella descrizione ; come, cioè, percepisce l’alterità, quali sono ” gli ingredienti culturali e gli schemi descrittivi che mediano il rapporto tra turismo e paesaggio nei vari momenti ” e come questi impediscono la necessaria obiettività, per cui lo sguardo è spesso impedito o forse solo deformato.
Talvolta, è vero, si assiste ad una esaltazione della realtà osservata alla ricerca dell’inesprimibile, dell’ineffabile, dell’originale, per desiderio di distinzione ; più spesso si nota una forte tentazione a cercare un colloquio con il passato-passato, con il paesaggio più docile ad ogni suggestione e ad ogni condizione emotiva, oggi diventata solo, forse, un illusione ottica.
Malgrado ciò, l’immagine di Gioiosa si ricompone nella sua pienezza attraverso il commento critico spesso più oggettivo dei gioiosani che, della loro Gioiosa ne hanno fatto motivo di vanto.
L’idea di una Gioiosa isolata, staticamente chiusa e ripiegata su se stessa è in certo senso addolcita dalla frequentazione della nostra terra anche per questo motivo più o meno estetico dovuto alla notorietà .
Gioiosa viste le reali condizioni necessita di una riabilitazione sociale, soprattutto culturale.
Questo piccolo e delizioso paesino, come descritto dai più, vanta un pout pourri di risorse umane che spesso entrano in contrasto fra loro, danneggiando gravemente la salute pubblica di una radiosità innegabile.
Una cittadinanza attiva, ricca di soggetti validi in ogni settore. Cittadini che, messi insieme diventano una forza con un clichè unico. Sia dal punto culturale, ludico e turistico.
Quando parliamo di “riabilitazione paesana “, si pensa che questa debba essere affidata a colui, a coloro che Amministrano. Alla luce delle cose, dissento su questo, inoltrando il mio pensiero a tutte le forze sociali, essendo questi un capitale essenziale.
Il materiale umano esistente sul territorio permette un accurato sconvolgimento di tutte le inattività che sin’ora hanno prevalso.
Una disincantata disarmonia fra i tanti soggetti ha incluso un regresso senza precedenti, non comprendendo che il torto non veniva mai fatto a chi organizzava o sedeva su una “ poltrona “, ma al recupero sociologico e turistico di Gioiosa, interesse comune. Gioiosa oggi defraudata di un trono.
L’individualismo è stato l’accanito collasso…diventando infarto in un cuore pulsante.
Credo che questo suggestivo paese, per i suoi tramonti e per tanto altro ancora necessiti di un’unione quanto mai esplosiva, affinchè si recidano le barriere e si comprenda tutti, che solo l’insieme , il collettivo, che diventa partecipazione porta progresso.
Facendo un’analisi sociologica, con un fittizio viaggio, mi accingo a delineare le grandi conquiste che insieme si possono ottenere.
Questo itinerario obbedisce, quindi, a un desiderio costante e crescente. Non bastano i disegni e le immagini in uno scenario senza eguali. Questo è un reportage illustrato che tramanda sino a noi immagini di una realtà oggi scomparsa, forse per sempre; questo è il momento di rialzarci, di rimetterci in piedi, malgrado le gambe siano claudicanti, malgrado le tante difficoltà legate ai dolori e non alle giuste cure. Da qui una ripresa di Gioiosa. E non fittizia. Ecco quello che grido. Ad alta voce dico, quasi implora, senza condizione di superficialità.
Intraprendiamo il viaggio insieme, scriviamo insieme un nuovo libro, facendo insieme delle esperienze eccezionali, uniche, irripetibili che facciano da contrappunto alla realtà del quotidiano suscitando l’interesse del pubblico a cui esso dovrà rivolgersi.
Giuliana Scaffidi