Le due strutture trasfusionali della provincia di Catania chiudono

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trasfusioniSanità, Raia(PD):”No alla chiusura delle strutture trasfusionali presidio ospedaliero (PO) Gravina di Caltagirone e presidio ospedaliero S.S. Salvatore di Paternó”

“Le due strutture trasfusionali della provincia di Catania, i presidi ospedalieri (PO) Gravina di Caltagirone e S.S. Salvatore di Paternó rischiano la chiusura se entro il prossimo 31 dicembre non avranno rispettato i criteri per la messa a norma delle due strutture accreditate, così come indicato dalla nota assessoriale del 15 settembre scorso. Per questo, chiediamo una proroga di un paio di mesi, a fronte della garanzia di mantenere un servizio importante per la tutta la cittadinanza e per un vasto territorio”. A dichiararlo è la parlamentare regionale del Partito democratico, Concetta Raia, che ha inviato una lettera all’Assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, nella quale ha avanzato la richiesta di allungare i tempi per l’accreditamento.
“L’Asp di Catania ha già avviato un cronoprogramma con indizione di gare per acquisto di strumenti e di apparecchiature la cui definizione è prevista non oltre il 20 dicembre – spiega la deputata democratica – Malgrado ciò, se non viene data una proroga dell’accreditamento di almeno due mesi, si rischia comunque la chiusura perché non sarà materialmente possibile che i due ospedali possano già fornire un servizio ospedaliero.
“Appare paradossale che mentre viene chiesto, attraverso un mio emendamento (osservazione alla rete ospedaliera appena approvata in Commissione) di adeguare gli ospedali riuniti di Caltagirone/Militello a struttura di primo livello con un potenziamento della rete emergenza/urgenza e mentre si potenzia la struttura di emodinamica come unità operativa con 4 posti letto, si inaugura il reparto di malattie infettive, con l’apertura a breve della Suap di Militello, la prima struttura in provincia di Catania per pazienti in coma vegetativo – prosegue Raia – si pensa di depotenziare in un solo momento queste due realtà sanitarie importanti. Credo che non ci possiamo consentire una offerta sanitaria dimezzata né per gli operatori e neanche per i cittadini”.

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