Oltre duecento firme sulla petizione popolare contro quella sfiducia.
“Sino a qualche giorno fa hanno votato tutti gli atti programmatici ora dicono che non si è fatto nulla”.
Un comizio in piazza, che potrebbe essere l’ultimo da sindaco, quello che Antonino Cappadona ha tenuto stamani a Floresta.
Domani in consiglio comunale si vota la sfiducia, quella proposta da sette consigliere, che sono stati anche oggetto del lungo intervento del sindaco.
Un appuntamento con la piazza che lui non ha voluto mancare, perchè “sono stato eletto dal popolo” ed a loro, e solo a loro, aii miei concittadini, debbo rispondere. Un comiio per certi versi atteso e che ha suscitato l’attenzione di tanti.
Sul palco con il sindaco, oltre all’assessore Rosalba Mollica che ha parlato, con il cuore in mano, dell’attività amministrativa fatta in questi anni – sino da qualche giorno fa era Roma a difendere i diritti delle comunità montane – c’era l’onorevole Pino Galluzzo, che parlando anche a nome del presidente della regione, Nello Musumeci, ha evidenziato quanto Cappadona, per Floresta, abbia fatto.
Un lavoro costante, – ha detto Galluzzo esponente di Diventerà Bellissima – in maniera propositiva, che in questi anni, recandosi a Palermo settimana dopo settimana, ha sviluppato, portando progetti, promuovendo istanze, raccogliendo interventi e finanziamenti, “sempre per il paese – ha detto l’onorevole – ha sempre chiesto per la sua cittadina, mai un favore per altri”.
Cappadona ha comiziando presentato la lista delle cose fatte.
Li ha raccolti in 51 punti, spiegando come ha utilizzato le somme urgenze nel 2020; i lavori eseguito dal 2019 ad oggi; ha illustrato i lavori ultimati, anche quelli ereditati dalla passata amministrazione, soffermandosi sui lavori in avviamento e sui progetti in redazione, quelli che dovrebbero cambiar volto ad una nuova Floresta turistica, recettiva, commerciale.
Ha detto del laghetto per la pesca sportiva, praticamente in fase attuativa, puntato il dito sulla rigenerazione urbana dei quartieri, della sua voglia di veder realizzato un palaghiaccio, ma anche dei nuovi percorsi naturalisti.
Poi il sindaco è entrato nel vivo del comizio parlando sulla mozione di sfiducia proposta da quelli che ha definito “Sette bravissimi “piccoli” in politica”.
Si è posto delle domande, dando alla piazza delle risposte sul motivo che hanno indotto i consiglieri a firmare quell’atto importante contro di lui.
Ha chiamato per nome i firmatari, spiegando, sempre alla piazza, i motivi che lui ritiene siano stati fondamentali per quello che ha chiamato un “tradimento”, ironizzando sul fatto che per alcuni non è neanche una novità.
Cappadona ha anche chiarito il rapporto con l’ex sindaco Nello Marzullo.
Per lui è l’esempio di quella riappacificazione umana e politica che è stato il suo intendimento, da subito, di effettuare nel paese, “che non ha bisogno di vivere spaccato”.
“In questi anni il paese ha fatto pace con se stesso, e non è stato Marzullo a spaccare il paese come si è spesso voluto far intendere”- dice Antonino Cappadona, aggiungendo – “Sono stato un sindaco a tempo pieno ed ho considerato il paese una famiglia, ma quale padre non ha mai dovuto rimproverare un figlio? Così ho avuto, per qualche no detto, la mozione di sfiducia nei miei confronti”.
Il sindaco ha anche rammentato alla piazza di quei consiglieri giunti “a rimorchio”, di chi non ha mai fatto nulla, ne prima nè dopo, in quindici anni di politica amministrativa, delle richieste che riceveva da chi ha definito “accattoni politici”, dei voltagabbana della politica florestana.
Insomma levandosi qualche sassolino dalla scarpa Cappadona ha parlato dei rischio di una gestione commissariale, di come il paese non può essere permettersi di rimanere ingessato in un periodo dove si potrebbe svolgere solo l’ordinaria amministrazione.
Ha poi detto che la sua porta è stata sempre aperta, da uomo e da sindaco. “In politica nessuno si arricchisce – forse ci si rimette – altrimenti non si è un può essere un buon amministratore”. e forse questo non è piaciuto a qualcuno”.
In alcuni passaggi del suo dire Cappadona ha parlato dell’abusivismo edilizio, dei terreni demaniali e delle richieste su questi, ed anche dei “no” detti.
Sul futuro.
“Sono amareggiato, il mio mestiere era fare il soldato, combattere, quando sarà, io mi ripresenterò, anche con Marzullo come sostenitore”, ha detto Cappadona, sottolineando che questi erano discorsi – le alleanze politiche – che si dovevano fare fra due anni “ed io li avrei fatto allora, nè prima nè dopo”.
Alla fine , tra gli applausi, il grazie ha chi ha collaborato, primo fra tutti l’ingegnere Corica, gli auguri alle mamme – era la loro festa – e tra i saluti finali ha mostrato quelle firme dei florestani che non hanno condiviso la mozione.
Domani per Floresta sarà un giorno importante, anche di assunzioni di responsabilità.