“Indagine Covid-19”, l’associazione Movis Onlus misura l’impatto emotivo e psicologico sui pazienti

Screening

I risvolti psicologici del prolungato isolamento dei mesi scorsi, conseguente alle restrizioni imposte dal Covid-19, sono stati al centro di un attento monitoraggio compiuto dalla psicologa e psicoterapeuta Antonietta Germanotta tra i pazienti della Mov.i.s (Movimento in salute) Onlus, associazione fondata a Giarre nel 2005, dal diabetologo Carmelo Leotta, con l’obiettivo di promuovere e diffondere i benefici dell’attività motoria nella prevenzione del diabete e delle sue complicanze e nella gestione terapeutica non farmacologica delle malattie correlate all’invecchiamento.
Movis onlus 2

Scopo dell’ “Indagine Covid-19”, come è stato denominato il questionario creato ad hoc dalla dottoressa Germanotta, era esplorare il vissuto emotivo e psicologico dei pazienti della struttura, testare e tastare il loro benessere e misurare le eventuali problematiche sopraggiunte durante il periodo di lockdown. Una sorta di termometro psicologico degli stessi. Ci si è chiesti, infatti, “Come saranno stati? Come avranno vissuto questo periodo? Cos’avranno provato? Che strategie avranno attuato?”. Sono state quindi formulate varie domande utili per capire in che modo fosse stato vissuto tale periodo di chiusura obbligata. I pazienti rientrati in palestra dopo il lockdown, sottoposti allo screening psicologico, hanno apprezzato tale proposta ed opportunità, rendendosi disponibili, collaborativi ed interessati. Hanno partecipato all’indagine 39 pazienti, composti per il 53,1% da donne e per il 46,9% da uomini, con un’età media di 71,6 anni (il paziente più giovane aveva 52 anni e quello meno giovane 88). La maggior parte ha riferito di non aver avuto problematiche eccessive, se non la mancanza degli affetti dei propri cari, per lo più figli e nipoti.

Alcuni alla richiesta di descrivere “con una parola chiave i mesi appena trascorsi” hanno fatto riferimento a termini quali carcere, galera, blackout, immobilità, impotenza e stasi. La maggior parte dei pazienti ha raccontato di aver sentito notevolmente la mancanza della palestra, indicatore del fatto che per loro rappresenta un punto di riferimento, un luogo sicuro. “Grazie allo screening effettuato – spiega la psicologa Antonietta Germanotta – si è avuta la possibilità di disporre di dati a dir poco preziosi, sia qualitativi che quantitativi, che sarebbero stati persi qualora non si fosse condotta tale indagine. Qualcuno dei partecipanti si è anche commosso esplicitando che è bello essere ascoltati e sapere che c’è chi si interessa a come stai. L’idea di aver effettuato tale screening può essere definita d’avanguardia e non si esclude – conclude – di poter effettuare un follow-up a distanza di tempo”.

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