L’Opera Pia di Gioiosa Marea chiude i battenti, dopo che per ben oltre un secolo( 130 circa ) ha dato istruzione ,cultura ed assistenza, a tantissime generazioni di gioiosani.
Non conosciamo i veri motivi della chiusura, ma non ci interessano più di tanto, né serve più ormai a qualcosa recriminare sul perché nessuno (Comune, l’Opera Pia Stessa, Enti religiosi, Associazioni, Cittadinanza) è intervenuto in tempo per impedire che un pezzo della storia di Gioiosa svanisse quasi nell’indifferenza.
Chissà nella nostra Gioiosa quanti portatori di vari livelli di disabilità e quante persone sole, con seri problemi relazionali, sono costretti a starsene rinchiusi in casa, silenziosa e dolorosa tragedia per loro stessi ed i propri familiari?
Perché non cercare di utilizzare i locali già dell’Asilo, le cui pareti trasudano amore, altruismo e spirito di dedizione al prossimo, per creare un Centro di aggregazione diurno, utile a colmare la carenza dei servizi nel nostro territorio, dove far assaporare a questi soggetti deboli una vita di relazione e condivisione, con l’ausilio di volontari anche qualificati (personale sanitario, psicologi, esperti in varie attività di intrattenimento) e con l’apporto delle stesse famiglie? Oppure si potrebbe pensare ad una succursale dei vari Centri per la disabilità già qualcuno contattato. Non tutti i bambini/ragazzi locali vanno e si spostano con naturale facilità.
Sarebbe un luogo di sollievo dalla solitudine e dal disagio sociale, di integrazione, condivisione e socializzazione attraverso l’organizzazione di attività ricreative ed educative, con la concreta possibilità che famiglie che condividono lo stesso problema possano partecipare e vivere momenti di comunità e socializzazione.
Perché qualcuno degli Enti Iistituzionali(Assessori Regione, Provincia) cui sono demandate competenze socio-assistenziali, comprese le Autorità Ecclesiastiche, non si fa promotore di questa nuova iniziativa?
Certamente organizzare una simile struttura non rientra nei “compiti di routine”, ma ai nostri carissimi e sfortunati fratelli chiusi in casa, chiamiamoli pure Giovanni o Luigi o Luciano o Massimo o Giuseppe o Filippo, soli con le proprie sofferenze e nel dolore dei propri familiari, serve qualcosa in più dei normali e ordinari compiti che le Amministrazioni sono chiamate a svolgere.
Noi crediamo che i gioiosani, non di rado “dipinti” come amanti delle feste e del carnevale ed un tempo del gioco a carte, abbiano bisogno di qualcuno che sogni in grande ed in tanti sarebbero pronti ad adoperarsi perché questi sogni si concretizzino, in un percorso di amore e di vite che si incontrano.
Ci sono tante associazioni culturali e di volontariato pronte a manifestare nei fatti la propria disponibilità a dedicarsi agli altri; si potrebbe creare una rete tra queste e gli altri operatori (prevalentemente volontari), che verrebbe coordinata da una cabina di regia che gestirebbe le varie attività della struttura.
Convinta che questo appello non caschi nel vuoto e che non si venga a perdere non solo la potenzialità della struttura già Asilo Regina Margherita, ma soprattutto la capacità dell’intera Comunità Gioiosana di poter dare una risposta adeguata a gravi condizioni di bisogno e di disagio della parte più debole della stessa Comunità.
La lettera è stata inviata a:
Vescovo della Diocesi di Patti, Mons. Guglielmo Giombanco
Parrocchia Gioiosa Marea
Onorevole Catalfamo
Opera Pia
Dott.ssa Giuliana Scaffidi