La Guardia di Finanza di Siracusa, su delega della locale Procura della Repubblica, nella giornata odierna, ha notificato un provvedimento di conclusione delle indagini preliminari, nei confronti di tre soggetti, coinvolti a vario titolo in una attività di illecito sfruttamento del lavoro, meglio conosciuto come fenomeno del “caporalato”.
I reati contestati ai tre indagati riguardano il decorso anno 2017, quando alcuni extracomunitari, abitanti della zona di Cassibile conosciuta come “Case Sudan”, stanchi dello sfruttamento quotidiano da parte di titolari di Aziende agricole siracusane, si presentavano spontaneamente a denunciare i fatti presso gli uffici della Guardia di Finanza di Siracusa.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo, dott. Francesco Paolo Giordano, e dirette dal Sostituto Procuratore, dott. Tommaso Pagano, delegate alla Compagnia di Siracusa, permettevano di individuare una fitta rete di rapporti tra un cittadino extracomunitario, che reclutava manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, e due titolari di un’azienda agricola operante nel territorio di Cassibile, Avola e Siracusa, che utilizzavano la manodopera, reclutata dal “caporale”, sottoponendola a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.
L’attività investigativa, eseguita anche mediante indagini tecniche, permetteva di riscontrare che i lavoratori extracomunitari impiegati, oltre ad essere retribuiti in modo inadeguato rispetto alla quantità di lavoro prestato, molto spesso non risultavano ingaggiati. Le ispezioni effettuate presso l’azienda, inoltre, si concludevano con la contestazione della violazione di molteplici norme in materia di sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro. Basti pensare che i lavoratori si trovavano a prestare la propria opera in luoghi insalubri, sporchi e senza i dispositivi di protezione individuale.
La particolarità, tuttavia, riguarda i metodi di sorveglianza utilizzati: oltre al “caporale”, che svolgeva funzioni di sentinella nei campi, i titolari dell’azienda avevano installato un sistema di videocamere abusivo presso i loro magazzini per controllare l’operato dei poveri lavoratori. L’attività investigativa, conclusasi con la comunicazione della notizia di reato a carico di Andolina Sebastiano, Andolina Giuseppe e Ghazal Mohamed il “caporale”, per il reato di cui all’articolo 603 bis del c.p., nella nuova ed aggiornata formulazione, permetteva all’A.G. inquirente di avanzare richiesta di misure cautelari reali a carico dei responsabili.
Nel luglio del 2017, il G.I.P. di Siracusa, dott. Andrea Migneco, emetteva, con decreto, la misura della sottoposizione a controllo giudiziario dell’azienda, mediante la nomina di un amministratore giudiziario, al fine di non interrompere l’attività produttiva. E’ questa la volontà del legislatore che mira ad eliminare le condizioni che avevano determinato lo sfruttamento dei lavoratori ma non a compromettere l’occupazione ed il valore economico del complesso aziendale.
L’attività della Guardia di Finanza, nell’ambito del ruolo di Polizia economico – finanziaria, con le indagini eseguite, oltre a tutelare le imprese che rispettano le regole, si pone a tutela della salute e del sicurezza dei lavoratori, spesso sottoposti a condizioni di sfruttamento a causa del loro stato di bisogno; adempie, inoltre, alle esigenze di assicurare la tutela della legalità e della sicurezza nei rapporti di lavoro nel settore agricolo e per il miglioramento delle condizioni di vita igienico-sanitarie dei migranti così come richiesto, per lo specifico fenomeno, nei vari Comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica dal Prefetto di Siracusa, dott. Giuseppe Castaldo, che aveva evidenziato la necessità di porre in campo azioni di prevenzione rispetto alla formazione di ghetti, promuovendo il massimo coinvolgimento degli attori istituzionali.