Ho sempre provato ammirazione per Antonio Guidi. Ne ho apprezzato le sue qualita’ e la sua tangibile sensibilita’.
Non ho mai percepito in lui nessuna forma di autocommiserazione.
Uomo pregevole.
Antonio Guidi, ex ministro della solidarietà sociale, prende come pietra di paragone se stesso e tende a trasmettere un concetto per lui fondamentale, ad ogni essere umano.
“Ho sempre considerato la mia disabilità come una risorsa, in quanto mi ha portato a dovermi misurare con i miei limiti e le mie potenzialità. Di fronte a qualsiasi azione quotidiana, dalla più banale come salire un gradino o giocare una partita di pallone, alla più grande come aprirmi all’amore, forse più degli altri mi sono dovuto domandare: ce la potrò fare? Questo costante interrogativo mi ha portato ad implementare le mie capacità. Non potendo camminare velocemente ho avuto la possibilità di soffermarmi con più attenzione su tante cose, e poi ho potuto assaporare il piacere della conquista, che non ho mai perso, sia in ambito professionale che soprattutto in quello sentimentale. Insisto sui sentimenti perché penso che d’amore si viva”.
La disabilità cresce in maniera esponenziale, nonostante ciò, non ci accorgiamo ancora di questo fiore che cresce ed emana un profumo veramente “accattivante”.
Non ci accorgiamo ancora della loro esistenza.
Eppure fanno parte della nostra vita comune, anche se molti di loro, purtroppo, vivono in uno stato di isolamento sociale. L’ integrazione sembra un risorsa da non prendere in considerazione, non comprendendo che far diventare soggetti attivi i diversamente abili…dipende esclusivamente da noi.
Da una societa’ civile che accoglie e non rifiuta, che collabora e non accantona, che gioiosce nell’accoglienza ed elargisce amore.
Per poter conquistare questo traguardo, ognuno di noi dovrebbe ” mettersi nei panni dell’altro” , comprendendo così che insieme si possono eliminare tutti gli ostacoli di natura mentale, intellettiva e fisica, abbattendo il pregiudizio che nasconde e umilia oltremodo.
Bisognerebbe guardare ed osservare la disabilità come un’opportunità. Bisognerebbe osservare senza pietismo, ma vedere come risorsa positiva della comunità. Non dovrebbe mai mancare il rispetto e l’attenzione verso chi, da una posizione differente e svantaggiata, ma che è in grado di insegnarci volonta’ e determinazione.
Il valore della disabilità vista come risorsa e non come limite della società è l’obiettivo primario dell’Associazione “Uno spiraglio di gioia ” che vuole diffondere e promuovere una reale integrazione delle persone disabili nella società, consapevoli che, solo così, sarà possibile una maggiore crescita per i singoli e tutta la comunità.
Questo avviene non solo attraverso il confronto, ma anche adoperandosi fattivamente.
La gioia che ogni singolo disabile trasmette è senza dubbio la vera e tenera manifestazione di purezza. Nulla in loro è intaccato dal male.
Tutto è puro. Davvero un bel mondo…il loro.
E di fronte a tanta ferocia e crudeltà che tanto vige nell’uomo oggi…carpire la bontà come unica fonte di vita, non può che farci vedere le cose sotto angolature diverse.
Intanto sono fonte di insegnamento.
La strada stessa dell’esistenza porta, nella maggior parte dei casi, a condizioni di svantaggio. Se analizziamo il termine disabilità e lo scomponiamo in due parti, nella prima leggeremmo dis, nella seconda abilita’, significa che anche loro le posseggono.
Ed e’ su queste che bisogna lavorare. Sulle abilita’ represse, che quando centrate, carpite, procurano una vita di adattamento sociale e relazionale non di poco conto eliminando molti limiti.
Entrano in gioco, quindi, le abilità e le capacità che ogni essere umano possiede.
E questo è già un ottimo punto per entrare in sintonia, in sinergia.
In questo senso si può intendere la diversità come una risorsa, in termini di crescita e arricchimento personali.
La societa’ civile spesso e soprattutto volentieri, vede nella persona diversamente abile, abilità che non devono venir fuori. Questa opinione include una quasi certezza: la vita di relazione non potrà che danneggiare ulteriormente una persona diversamente abile. Se ci rendiamo conto invece di quello che la società può attuare con le potenzialità represse del diversamente abile, sicuramente non si farebbe opera di discernimento.
La cultura della diversità è però una cultura volta all’esclusione, al pietismo, che discrimina fino a segregare la persona con diverse abilità. Queste comuni barriere mentali, sono un veicolo che non favoriscono, nel modo opportuno, il loro inserimento in contesti sociali adeguati , men che meno, in contesti lavorativi.
Nel corso degli anni, certo, dei passi in avanti sono stati fatti, a partire dalla trasformazione della parola handicap, che dava l’idea di menomazione, impedimento, in “diversamente abile” che, in un certo senso, potrebbe andare nella direzione di persona capace di dare e trasmettere qualcosa alla società e agli altri, anche se quel “diversamente” appare sempre una discriminante. Ma ciò sarebbe di poco conto se l’emancipazione del disabile verso una normale integrazione nella società avvenisse nel quotidiano, nei normali rapporti di relazione tra persone. Purtroppo, ancora, siamo lontani dall’imparare a vedere l’handicap come risorsa e non come sofferenza; solo ultimamente molte famiglie, davanti a una situazione difficile, si rimboccano le maniche e riescono a gioire dei passi fatti e dei traguardi raggiunti. L’obiettivo vincente sarebbe quello di riuscire a eliminare tutti quegli svantaggi che la struttura e l’organizzazione della società pone davanti alla disabilità, in maniera da passare dalla cultura dell’handicap a quella della normalità, ovverosia che afferma la diversità di ogni essere umano come condizione normale, quindi risorsa positiva, patrimonio di capacità.
Alla doverosa tutela dei diritti, si deve affiancare un concreto e variegato bagaglio di iniziative volte a garantire la libertà di vivere come tutti.
Ritengo, però, che siamo ancora molto lontani dall’orientare la nostra mente verso la visuale del mondo disabile come risorsa e dal porre le condizioni affinché vengano predisposte specifiche campagne di comunicazione, per promuovere una nuova immagine del mondo della disabilità; disabilità come risorsa, solidarietà, partecipazione, integrazione, inclusione non discriminazione.
Questo la forza vincente di una società che cambia e porta vantaggi a chi oggi insistentemente viene considerato diversabile. ..non considerando che diversi lo siamo Tutti. INDISTINTAMENTE.
Giuliana Scaffidi