“Prima di invocare l’arrivo dell’esercito per presidiare le campagne siciliane contro la presenza mafiosa, il governo della Regione farebbe bene a dire cosa vuol fare del proprio Corpo delle Guardie forestali. Un migliaio di uomini con funzioni di polizia giudiziaria, anni di esperienza alle spalle e una profonda conoscenza del territorio isolano, dei quali non si conosce la sorte. Distribuiti nelle nove province secondo logiche irragionevoli, con distaccamenti dotati spesso di una sola unità, con mezzi e risorse limitati e senza mai ricevere alcuna seria motivazione dai vertici regionali. Si cominci da casa nostra a dare l’esempio”.
“In ogni caso, la presenza degli uomini in divisa nelle zone rurali servirebbe da deterrente soprattutto per i malviventi. I mafiosi, che non vanno certo in giro per le campagne con la lupara a tracolla, si servono di utili “alleati” per portare avanti i loro loschi affari e le colossali truffe ai danni dello Stato. Dalla indagine condotta dalla nostra Commissione emergono preoccupanti omissioni da parte delle istituzioni locali (vedremo se per dolo o per paura) ed il coinvolgimento di settori della Pubblica amministrazione e di strutture di consulenza e di patronato. E’ proprio con i “colletti bianchi” che si chiude il cerchio della dilagante mafia dei pascoli in Sicilia. Le Forze dell’ordine e la magistratura faranno come sempre la loro parte, ma la politica non si limiti ad esprimere solidarietà (spesso ipocrita) e ad invocare l’intervento degli altri”.
Lo dichiara il presidente della Commissione regionale Antimafia, Nello Musumeci, dopo l’attentato mafioso al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.
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