Non è facile iniziare per far ripartire un paese che ha perso lo smalto ed il piacere di vivere la sua vocazione turistica? Un paese senza più mordente, un paese finito. Una Gioiosa Sbiadita.
Un Comune immerso nel tanto decantato trilogy ( il terzo polo turistico, eravamo) di cui è rimasto solo una rassegnazione ormai sintomatica.
Un paese che vive di “aria” e “sole”.
Il paese forse era quel vero “fiore all’occhiello” della costa tirrenica, così veniva decantato a tutti i costi e lo si faceva con orgoglio struggente. Oggi non lo è più ed il contenuto è visibile e chissà se lo ridiventerà.
La colpa?
Un po’ di tutti: della politica che non c’è, delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo, che non hanno investito con la dovuta progettualità e attingendo a risorse, oggi introvabili, anche per mancanza di forma mentis.
Un calo turistico voluto, cercato, provocato, causato.
Un paese di pensionati, studenti e scolaresca, oggi pochi braccianti agricoli, molti in disoccupazione (troppi), un paese con scarsa propensione all’investimento ed una bassa imprenditorialità scoraggiata e travolta dalle normative, ma anche dalla scarsa visione delle istituzioni locali. I turisti sono mordi e fuggi e non trovano conforto in quel che vedono. Un paese ormai vecchio, in disuso, strade senza tempo e panchine arrugginite. Non è certo questo il modo di fare turismo, ne è questo il modello di presentazione che il turista desidera. Una brochure imperfetta.
Certo i tempi non invogliano, i soldi sono diventati rari, ma sappiamo bene che è con la liquidità che si ottiene, ma la bravura di un’Amministratore ( perchè con i soldi siamo tutti bravissimi) è quella di risolvere, di inventare con le scarse condizioni economiche. Questa si chiama velleità imprenditoriale amministrativa, oltre che lungimiranza, oltre che capacità induttiva. I soliti proclami, i soliti propositi, le stesse campagne elettorali, le stesse promesse, gli stessi schemi, gli stessi tatticismi, le stesse facce, le stesse famiglie, il “cambio di frac”. E…. noi invecchiamo, con la speranza di un cambiamento che non verrà. Un cambiamento che tutti vogliamo ma nessuna osa, perchè per cambiare dobbiamo far diventare sindaco il cittadino. Coinvolgerlo nelle scelte. Chiudersi a riccio è portatore di sconfitte. Quelle che Gioiosa Marea sta vivendo. Insanabili. Essa cadrà nel dimenticatoio e chi si ricorderà del brutto e del cattivo tempo esordirà dicendo…oramai è finito il tempo.
Ma a molti piace dormire a Gioiosa e quindi non c’è speranza. Due componenti sociali sono stati gli artefici naturali di un tracollo senza più possibilità di risalita. L’apatia e l’invidia. Che tristezza.’
I giovani “evadono”, pensano, emigrano, vengono assorbiti dal quotidiano locale: sale giochi, slot machine, carte, alcool e altro.
Ma quei giovani che, ahimè, pensano a sostituirsi al vecchio, non servono.
Dobbiamo, dovete essere più veloci dei social network.
La programmazione, l’intercettazione delle risorse dei fondi europei, i progetti per l’occupazione, la modernizzazione, la velocizzazione della pubblica amministrazione, il coinvolgimento del cittadino quale portatore di interessi, le scelte condivise, le proposte, le idee sono, fanno, il futuro di una società, di questa nostra società umiliata e mortificata, lasciata in mano agli “improvvisatori” .
Siamo tutti corresponsabili? Io non mi sento di affermare ciò. Vi sono i responsabili e quelli che non lo sono, perchè guardano al futuro.
Sicuramente non va buttato tutto, va salvato ciò che di buono c’è, chi di buono ha fatto e chi di buono fa (pochi).
Dobbiamo superare l’IO e abbandonare le vecchie logiche.
Per fortuna c’è ancora la parte sana del paese che va salvata: la gente sana, il popolo, il cittadino comune che seppur non affronta l’argomento è del mio stesso intendimento. Questo fa tremare, perchè ho contezza che questa è la maggioranza del paese che…vorrebbe urlare, gridare, rinfacciare, ma è ancora ancorata al vecchio stampo, al palo della luce ad un diritto che diventa non dovere.
Allora che si fa?
Ci vuole un sussulto ed uno scatto di orgoglio.
Il sociale, il volontariato, le associazioni, i circoli, non devono restare ancorate al “contributo” che non c’è. Le forze sane, la parte sana della politica(?), i giovani, quelli veri, gli adulti che credono, che pensano al confronto costruttivo, devono fare un passo avanti e non aspettare che quelli delle vecchie logiche “dividi et impera” restino sempre coloro che a tutti i costi vogliono tenere lo scettro del comando, perché rischiamo di essere CAPI di loro stessi.
Chi ha il metro per giudicare?
NESSUNO! TUTTI! ma …. insieme, condividendo, socializzando, parlandone, con il confronto o anche con lo scontro ma costruttivo, propositivo, con il dialogo. Forse qualcosa riusciremo a salvare. Questo dovrebbe fare un’Amministrazione oramai allo sbando, fatta di pochi elementi che dovrebbero dare di più, per una rinascita che non sia fallimentare , ma che porti buoni frutti.
Questa la più grande carenza intellettiva e sociale.
Giuliana Scaffidi