Gioiosa Marea: Le suore Figlie di Sant’Anna festeggiano 150 anni

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13115684_10207062357137169_962302414_nQuest’anno ricorre il 150° anniversario dalla fondazione dell’Istituto Figlie di Sant’Anna. Alcune suore di quest’ordine hanno prestato per 128 anni la loro attiva collaborazione nella nostra comunità. Per ricorda questa presenza fra noi giorno 27 maggio sarà allestita una mostra. Per reperire il materiale (foto, manufatti…) avremmo bisogno della collaborazione di coloro che hanno condiviso momenti ed esperienze con le suore.
Chiunque ne fosse in possesso può farlo avere in parrocchia.
Un po di storia sulla congrecazione:
Correva il lontano anno 1865 quando Rosa Gattorno, 34 anni genovese, vedova di Gerolamo Custo, e con due bambini- avverte la chiamata a servire il Cristo povero: lasciare tutto e dedicarsi completamente intorno ai poveri, che già erano parte della sua vita. Il Papa Pio IX la incoraggia e Rosa nel febbraio 1866 fonda a Piacenza l’Istituto delle suore Figlie di S.  Anna. Il primo nucleo trova sede in alcune stanze al piano superiore di Palazzo Chiappini in via Fodesta 3, oggi via X Giugno. Ben presto gli spazi non bastano alle crescenti necessità ed ecco che Rosa, scortata dalla Divina Provvidenza acquista per lire 900 con rogito del 26 marzo 1866, un edificio in precarie condizioni ma molto più grande, il Palazzo di Stradone Farnese 49, già dei conti Dalverme e alienato nel 1832 a Carlo Ferrari.
Nella nuova sede la Famiglia religiosa si mette a servizio delle povertà del tempo; accoglie e assiste malati, orfani delle epidemie, disabili, ragazzi e bambini ”pericolanti” sulle strade e unitamente a Padre Giovanni Battista Tornatore professore al Collegio Alberoni di Piacenza fonda la congregazione “Figlie di Sant’Anna”. Le prime cinque postulanti prendono l’abito religioso l’8 dicembre 1866, Rosa, dovendo sbrigare le tante pratiche per le quali era opportuno l’abito madre Rosa Gattornosecolare, prende l’abito nell’anno successivo, il giorno di sant’Anna. L’istituzione cresce in modo prodigioso e si distingue per l’aiuto concreto agli ammalati e alle orfane alle quali offre un primo sostegno temporaneo per poi avviarle a un lavoro creando alcuni opifici femminili e compiendo numerosi interventi di carattere sociale assicurando anche il pasto ad alcune migliaia di bisognosi. Quando, nel 1867, a Piacenza fa la sua comparsa il colera, Rosa e le sue sorelle si spendono nella cura dei malati.    La congregazione riceve il riconoscimento con il Pontificio decreto di lode l’8 aprile 1876 e l’approvazione definitiva dalla Santa Sede il 26 luglio 1892. Ma già a partire dal 1878, le religiose si erano diffusero in Bolivia e poi in Cile, in Brasile e in Perù; nel 1886, su invito del governo italiano, le figlie di Sant’Anna aprirono filiali anche in Eritrea. Rosa Gattorno il 6 maggio, alle ore 9, compiuto il suo pellegrinaggio terreno, si spense santamente nella Casa Generalizia di Roma. Alla morte della fondatrice la congregazione contava quasi 4000 suore con 368 Case sparse in molte parti del mondo. La Gattorno, in religione madre Anna Rosa, venne beatificata da papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro a Roma il 9 aprile 2000.
Oggi varcando il portone che dallo Stradone Farnese immette alla Casa delle Figlie di Sant’Anna il tempo sembra piacevolmente fermarsi.  Dal grande cortile del palazzo l’occhio corre al Pubblico Passeggio attraversando oltre un ettaro di terreno, parte a orto, parte con piante da frutto e con 50 ulivi messi a dimora nel 2013 come dono per i 50 anni di professione religiosa della Madre Generalizia suor  A. Marisa Prandina.  Guardandoti attorno però ti accorgi presto che il tempo non si è affatto fermato, perché si è alla presenza di una comunità silenziosa e operosa, l’orto è ordinato e produttivo perché ogni giorno c’è chi lo lavora, il salone a piano terra e le stanze sono perfette perché sono governate di continuo, l’auditorium, lo scalone, la galleria del primo piano, i corridoi, i muri le colonne e l’architettura in ottimo stato di conservazione rivelano un’attenta conservazione e con segni evidenti di continuo ma attento utilizzo. Le suore presenti e attive sono 25 e coordinate da madre Letizia svolgono i lavori di competenza. Un’ala del palazzo è riservata all’assistenza di suore ammalate o che richiedono assistenza continua: quasi una corsia d’ospedale; In quest’ala sulla quale si affacciano le camerette, la cucina dedicata, i servizi di infermeria. Le ricoverate sono in questo periodo una quindicina curate con cura dalle proprie consorelle e costante è dall’assistenza di un medico esterno alla struttura. La Casa madre conserva importanti e preziose testimonianze storiche sulla beata Rosa Gattorno. Vi é la sua camera con il crocifisso che tanta parte ha avuto nella vita della Beata, la cappella ancora dei tempi di Madre Rosa, la tomba di padre Tornatore ed altro. L’importante dotazione della memoria si é arricchita di un museo che é stato progettato dall’architetto Alfredo Balordi. Vi sono cimeli che sono relativi alla vita privata della Fondatrice delle Suore di Sant’Anna e suppellettili che documentano il suo rapporto con il mondo.
Le Figlie di Sant’Anna – Madre Superiora della Casa, suor A. Letizia Rosa, Madre Provinciale suor A. Silvia Perri – sono chiamate a essere l’estensione della famiglia della Santa Madre di Maria e a compiere il loro servizio vivendo la spiritualità dei poveri del Signore fatta di fiducia, di semplicità, umiltà e operando con stile materno verso tutti. Alcune suore svolgono presenza educativo-pastorale presso la “Casa il dono di Maria”; altre al centro di ascolto della Caritas alla Casa Circondariale e nella parrocchia di sant’Antonino, dove sono impegnate nelle attività di catechesi, animazione liturgia, ministro dell’Eucarestia e della consolazione. Alla porta del Convento può bussare chiunque. In prevalenza sono persone adulte che hanno bisogno di un conforto e di aiuto spirituale, ma quotidiane sono le richieste di cibo o di aiuto economico. Alle prime si provvede ininterrottamente le seconde sono indirizzate alle strutture preposte. Le suore, come ogni religioso, vivono del loro lavoro, con le conseguenti pensioni maturate e con uno stile di vita sobrio ed essenziale.
Cenni storici da fonte “Il Piacenza”

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