Nelle prime ore di lunedì 23 giugno 2014, nei comuni di MESSINA, ROMETTA (ME), SPADAFORA (ME), ROMA e MILANO, i Carabinieri della Compagnia di Messina Sud, coadiuvati dalle Compagnie di Messina Centro, Milazzo, Roma Montesacro e Milano Porta Monforte, hanno dato esecuzione a 20 misure cautelari personali (di cui 18 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) nei confronti di soggetti a vario titolo indagati per associazione finalizzata al traffico illecito di cocaina e marijuana, spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, usura ed estorsione. In particolare, l’attività era promossa e gestita dal Messinese A.T. , era rivolta ad un pubblico di consumatori giovanissimi e si sviluppava prevalentemente nei villaggi della zona sud della città. Per uno dei destinatari della misura, resosi irreperibile, sono tutt’ora in corso le ricerche.
Le indagini, svolte dai militari della Stazione Carabinieri di Giampilieri e coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, hanno consentito di verificare l’esistenza di una struttura dedita allo spaccio di stupefacenti, delineando gli aspetti caratterizzanti dell’organizzazione illecita ed i rispettivi ruoli di tutti i partecipanti, come emerge chiaramente dall’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, a firma del GIP del Tribunale di Messina (Dott. Salvatore Mastroeni).
Tutto ha avuto inizio nel gennaio del 2011, a seguito della denuncia presentata ai carabinieri da parte dei genitori di uno dei ragazzi coinvolti nelle attività di spaccio, preoccupati per il fatto che il figlio stesse diventando sempre più ribelle, quasi violento nel chiedere continuamente soldi, fino ad arrivare a far sparire da casa alcuni oggetti preziosi. Visto un tale comportamento, l’ombra del brutto mondo degli stupefacenti appariva evidente già alla famiglia del giovane, ma la prima cosa saltata subito agli occhi degli investigatori è stata, in particolare, una “cattiva frequentazione”, indicata da frequenti contatti telefonici proprio con A. T., che all’epoca era già ben noto alle Forze dell’Ordine. E’ nata da qui, la rete di intercettazioni telefoniche che, in pochi mesi, si è via via ampliata ed ha portato a monitorare circa 40 utenze, in uso ad altrettanti soggetti coinvolti nelle attività di spaccio, chi con un ruolo cardine, chi in modo meramente esecutivo e chi come semplice favoreggiatore.
Una svolta decisiva, grazie alla quale si è quasi subito palesata l’intera composizione dell’associazione, si è verificata alla fine del mese di gennaio 2011 quando, all’arresto in flagranza di un messinese classe 1982, operato dal Nucleo Operativo della Compagnia di Messina Sud per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è seguito un periodo di grande agitazione del T., che in quei giorni si
trovava a Milano, il quale ha ripetutamente ed insistentemente chiamato tutti i “complici” per cercare di capire la quantità di marijuana sequestrata dai carabinieri, probabilmente preoccupandosi per l’impatto che tale incidente avrebbe avuto sul suo volume di affari. Durante queste telefonate, il giovane ha inoltre più volte manifestato il timore di poter venire coinvolto in prima persona nella vicenda.
Da questo momento i giovani trafficanti hanno iniziato a sentire addosso una crescente pressione, diventando con il tempo sempre più sospettosi ed attenti nelle modalità di approvvigionamento e distribuzione di cocaina e marijuana. Nella convinzione che questo consentisse loro di mantenere una sorta di anonimato, tutti gli associati hanno iniziato ad appellarsi tra di loro, per telefono, utilizzando dei nomignoli, tra cui anche i nomi di alcuni dei Sette Nani della favola di Biancaneve (da qui, oltre al riferimento alle sostanze trafficate, il nome in codice dell’operazione).
Rientrato da Milano, avvertendo probabilmente la necessità di una base strategica che funzionasse da punto di riferimento per i clienti, il T. ha preso in gestione una sala-giochi della costiera ionica, che si è subito rivelata un’attività di copertura per i veri interessi del trafficante ed attorno alla quale, durante le indagini, sono state documentate numerose attività illecite.
La caratura criminale di A.T. e la leadership da lui esercitata nel contesto associativo delineato nell’ordinanza, si possono desumere da molteplici fattori chiaramente emersi nella fase delle indagini preliminari. Ad esempio, il giovane era in grado di rivolgersi a più fornitori per approvvigionarsi delle sostanze da smerciare e, proprio il cambio frequente di questi ultimi, era una delle strategie utilizzate per rendere più difficile il lavoro di eventuali investigatori sulle sue tracce. Inoltre, il T., “capo” dell’organizzazione, era solito prendere contatti ed accordi per i vari scambi, che poi raramente effettuava di persona, preferendo ordinare ai tanti associati di minor peso il materiale prelevamento (dai fornitori) o la consegna (ai consumatori) dei quantitativi di stupefacenti di volta in volta concordati. In questo modo, il personaggio che in realtà aveva un ruolo centrale in tutte le cessioni, non si muoveva mai con grossi quantitativi di droga. Altra accortezza utilizzata, consisteva nel fatto di cambiare spesso scheda telefonica e di spostarsi frequentemente da Messina, continuando a controllare a mezzo telefono la distribuzione di stupefacenti, con specifici e perentori ordini impartiti agli altri componenti dell’associazione. Infine – e questo è forse il dato più allarmante che emerge dall’intero fenomeno – il T. aveva scelto i suoi affiliati secondo caratteristiche ben precise: erano quasi tutti ragazzi molto giovani, incensurati e di buona famiglia. Insomma, insospettabili. Ed ingenui, al punto di prendersi al posto suo dei rischi delle quali conseguenze, forse, non si rendevano conto fino in fondo.
Le indagini hanno inoltre consentito di portare alla luce diverse attività criminose di usura ed estorsione, condotte in più occasioni da A. e N.T. e G. M.’, nei confronti di soggetti che venivano costretti, anche con pesanti minacce, a restituire le somme ottenute in prestito con interessi che potevano arrivare anche al 300%.
E’ stato stimato che i proventi dell’associazione disarticolata con questa operazione, ammontassero ad una cifra media di 500 euro al giorno, per un volume di circa 100.000 euro nell’arco temporale preso in esame.
L’indagine, nell’ambito della quale sono state emanate le 20 misure cautelari, vede coinvolti ed iscritti sul registro degli indagati 38 soggetti