Sono passati 7 anni… era il primo giugno 2007, io avevo ancora 17 anni e stavo per salire sul palco dell’Arena di Verona, per la prima volta, da protagonista.
Non dimenticherò mai neanche un istante di quella giornata, la notte insonne, la pioggia, l’ansia, le migliaia di persone in fila ai cancelli già dal primo pomeriggio.
Le risate, le lacrime, il trucco, la piastra, il microfono che non stava mai dritto, e la gente che lenta iniziava a riempire gli spalti, quel mormorio che si faceva sempre più forte mentre aspettavamo che sparisse il sole.
Ricordo l’euforia e la tensione, la paura di deludere tutta quella gente e la voglia di conquistarli, uno per uno.
Ho guardato al di là della tenda, per non trovarmi di fronte tutte quelle persone in una volta, erano 12.000, li sentivo parlare, muoversi… respirare.
Poi la sera, le note e finalmente l’applauso. “Le pietre, l’aria, le persone, la città”.
Tutto iniziava quella sera e a 17 anni non te ne rendi ancora conto, sei in un turbinio di sensazioni, lodi, emozioni troppo forti e troppo veloci, non puoi capirle, le vivi e basta.
1 Giugno 2007, Giulietta e Romeo, quello vero, il primo, quello di Riccardo Cocciante che aveva deciso di regalare al mondo un altro enorme capolavoro e noi, una scommessa.
Giovani, con tanta voglia di salire sul mondo e gridare forte “Ci sono anch’io!” e con un’infinita fragilità, belli come le foglie verde chiaro che spuntano a primavera e che si spezzano facilmente sotto la pioggia e il vento.
Ha piovuto, si sono abbattuti temporali e uragani su quell’albero, ma le foglie ci sono ancora. Hanno provato a piantare vicino dei rampicanti, colorati e dalla crescita veloce per coprire in fretta l’albero e farlo scomparire nel giardino, ma è sempre lì che aspetta un giardiniere scrupoloso che gli ridia aria per farlo fiorire ancora. Dentro la linfa è verde e viva.
Marco.
Tratto dal sito www.marcovito.it