Il Ponte sullo Stretto, il decreto sul quale oggi ci troviamo a discutere, è il simbolo dell’attenzione del Governo verso il Meridione. Un’attenzione vera, concreta che si traduce nei fatti. Fatti che sono frutto di un lavoro operoso, realizzato in tempi rapidi, con l’unico obiettivo di portare grandi benefici non solo all’Italia, ma all’intera Unione europea, con un impatto significativo sotto il profilo della politica di coesione europea, nell’ottica della creazione di un’unica area di trasporto europea, con la rimozione dei colli di bottiglia del traffico e lo sviluppo di infrastrutture in grado di aumentare l’efficienza dei sistemi di trasporto e migliorare i servizi di mobilità e la loro accessibilità ai viaggiatori e alle merci.
Anche per l’Unione Europea difatti la realizzazione del ponte diventa un assetto strategico che completa la dorsale Nord-Sud del continente, contribuendo agli obiettivi dell’Unione in materia di rete transeuropea dei trasporti e in termini di coesione.
Il 17 dicembre del 1971 la legge 1158 autorizzava la creazione di una società di diritto privato a capitale pubblico, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario sullo Stretto. Da allora l’opera ha vissuto alterne vicende, così come le speranze dei siciliani e dei calabresi, e ha goduto di alterna fortuna a seconda dei governi che si sono succeduti.
Per la prima volta nel 2001 un governo di centrodestra ne riconosce il carattere strategico ed avvia la progettazione preliminare approvata dal CIPE nell’agosto del 2003, e il progetto definitivo a luglio 2011.
Per il centrodestra da sempre l’opera è e resta prioritaria e di preminente interesse nazionale. Noi, signor Presidente, Colleghi, non abbiamo mai cambiato idea e quell’opera, che riteniamo essenziale per il potenziamento della rete infrastrutturale italiana ed europea l’abbiamo inserita nella prima finanziaria, approvando poi il decreto-legge che oggi siamo chiamati a convertire in legge dello Stato.
Un decreto che prevede l’adeguamento del progetto definitivo del ponte a campata unica alle nuove tecnologie e regole di progettazione, e alle nuove normative in tema di vincoli ambientali e paesaggistici. Senza ulteriori perdite di tempo e soldi, senza ulteriori indugi. Si, perché il decreto in questione rimuove anche tutti gli ostacoli di ordine burocratico e amministrativo che sino ad oggi hanno costituito un freno imponente alla realizzazione dell’opera.
Il decreto, infatti, non solo ridefinisce la compagine societaria della Stretto di Messina Spa, prevedendo che la quota di maggioranza, il 51 per cento, spetti al MEF, riservando così allo Stato un ruolo centrale di garanzia e tutela, senza però dimenticare la partecipazione importantissima della regione Sicilia e della regione Calabria. Un ruolo di garanzia che si esplicita anche nel prevedere il monitoraggio continuo dell’opera per evitare infiltrazioni mafiose, affidandolo a un
comitato di coordinamento, che sarà istituito presso il Ministero dell’Interno.
A chi ancora oggi esprime perplessità voglio ricordare che a livello giuridico ci troviamo di fronte ad un provvedimento assolutamente compatibile con la normativa comunitaria e con il diritto interno. Che non vi sono problematiche dal punto di vista tecnico, come è stato più volte chiarito dagli esperti, anzi, a livello internazionale oggi si parla del Modello Messina, un’opera di alta ingegneria che porterà prestigio e vanto al nostro Paese, al suo saper fare e alle sue competenze ingegneristiche.
Ma soprattutto che la realizzazione del Ponte sullo Stretto attribuisce finalmente alla Sicilia, alla Calabria e al Meridione tutto, una funzione strategica che non ha mai avuto dall’Unità d’Italia in poi. Altro che cattedrale nel deserto. Il deserto rischiamo di crearlo senza ponte.
Signor Presidente, Colleghi, non esiste al mondo un’altra isola con quasi cinque milioni di abitanti e distante dalla terraferma meno di due miglia che non sia collegata stabilmente con la terraferma. E questa marginalizzazione è stata la principale causa del progressivo degrado della situazione economica, sociale e anche culturale di milioni di siciliani e calabresi dimostrato dalla storia e dall’Economia dei trasporti e soprattutto dagli studi fatti in tutte le parti del mondo dove esiste l’Alta Velocità ferroviaria.
Quindi la costruzione di questa grande opera infrastrutturale sarà uno strumento per irradiare crescita economica, sociale e culturale durature nel territorio nel quale sorge che ci permetterà di ridurre le emissioni nocive derivanti dalla modalità di trasporto più inquinanti, infatti secondo diversi studi tecnici, grazie al ponte si taglierebbero oltre centomila tonnellate di emissioni di anidride carbonica annue, oltre al notevole beneficio per le acque del canale di Sicilia.
Il costo del ponte ammonta a circa 4 miliardi e mezzo di euro. Il resto riguarda tutti gli interventi infrastrutturali complementari e collegati. Opere fondamentali per milioni di italiani. Non possiamo stare a guardare il capello.
Proprio grazie a questi interventi collegati, infatti, si potrà finalmente rendere efficienti e moderni i trasporti nel sud Itali,a si potrà finalmente dare il via a quel modello di portualità diffusa che è in grado di frenare la perdita di competitività complessiva invertendo il calo delle movimentazioni totali dei porti italiani. L’unico modello economico possibile per un Paese privo di materie prime, che non può che basare il suo futuro su una Manifattura sostenuta dalla Logistica, ampliando gli spazi, verso il Meridione, anche guardando al mercato africano, che rappresenta il futuro.
Una strategia a medio e lungo termine che non può prescindere dal Ponte e che proprio dal ponte deve partire anche per dare un segnale al mondo della volontà di ripresa di un Paese troppo a lungo considerato il malato d’Europa.
A chi ci accusa di sprecare le risorse dei Fondi per lo sviluppo e la coesione, sottraendoli alle regioni rispondiamo che quei fondi spesso rimangono inutilizzati e ricordiamo che a quei fondi si uniscono i fondi europei del CEF e il mercato nazionale ed internazionale.
Permettetemi di dire che questo Governo non ha bisogno di lezioni da parte dei 5 Stelle sullo sperpero dei soldi dei cittadini. I pentastellati hanno certo poca memoria. Noi no! Non dimentichiamo i milioni sprecati per l’acquisto dei banchi a rotelle andati poi al macero. Capisco, poi, la rabbia dei colleghi del PD, suscitata dal nostro operato fatto di interventi concreti che rappresentano per la chiara dimostrazione che in questi anni avete fatto solo una politica fallimentare basata sui NO ai danni della nostra Nazione. Comprendo possa essere dura da digerire che dopo anni e anni di chiacchiere il Governo Meloni in poco meno di un anno sia riuscito a portare il aula un decreto che segna in maniera tangibile e incontrovertibile il passo della costruzione dell’opera. Ma questo è il dato di fatto. Questo è il modo di operare di questo Governo.
Signor Presidente, Colleghi, e chiudo, già oltre un secolo fa due grandi meridionalisti come Giustino Fortunato e Francesco De Sanctis affermavano che “Non c’è sviluppo senza coesione, non c’è coesione senza mobilità, non c’è mobilità senza infrastrutture”.
Per questi motivi dichiaro il voto favorevole di Fratelli d’Italia per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria al fine dare al Mezzogiorno d’Italia la funzione di base logistica dell’Europa nel Mediterraneo.