L’Organismo Congressuale Forense saluta con favore la decisione della Corte Costituzionale di accogliere cinque dei quesiti referendari sulla giustizia, una scelta che pur rimettendo alla volontà popolare la valutazione su temi estremamente tecnici, può favorire quel forte processo riformatore, anche in sede parlamentare, invocato da più parti e da ultimo con forza e autorevolezza dal Capo dello Stato.
Dispiace invece la decisione di dichiarare inammissibile il quesito sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, che avrebbe contribuito forse a impedire certe derive del sistema giudiziario.
“Il cammino referendario non è necessariamente in contrasto con il percorso di riforma dell’ordinamento giudiziario avviato dal Consiglio del Ministri, a breve all’esame delle Camere – spiega il Coordinatore dell’OCF Giovanni Malinconico – anzi sappiamo benissimo che molto spesso il Legislatore tende a intervenire prima che si determini un vuoto normativo”.
“In generale, come organo di rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana – prosegue Malinconico – non possiamo non valutare positivamente il fatto che argomenti di una tale importanza tornino al centro del dibattito politico del Paese. Su alcuni quesiti, penso all’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, non ci siamo pronunciati; altri invece, dalla limitazione delle misure cautelari alla separazione delle funzioni dei magistrati, fino alla eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm, sono temi che da sempre stanno a cuore al mondo forense, come del resto l’elemento centrale della composizione dei consigli giudiziari.
Affrontarli in maniera organica ascoltando chi si occupa di Giustizia è un’opzione, ma in mancanza di interventi diretti del Parlamento, va bene anche l’altra strada: la pronuncia popolare, capace di tagliare di netto il nodo gordiano del corporativismo di una parte della magistratura”.