ASP di Messina, protocollo domiciliare o a Barcellona PG per trasfusioni salvavita ai Talassemici con Coronavirus

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Il Protocollo per pazienti talassemici positivi al Covid-19 in isolamento domiciliare, è finalmente realtà: è stato infatti siglato dall’ASP di Messina e sarà deliberato nei prossimi giorni, rispondendo così alle numerose di richieste d’aiuto da parte dell’Associazione Fasted (Federazione Associazioni Siciliane di Talassemia Emoglobinopatie e Drepanocitosi) Messina Onlus.

Permetterà a chi è affetto da talassemia, e dovesse risultare positivo al Covid-19 con sintomi che non richiedono il ricovero in ospedale, di poter continuare a ricevere le trasfusioni necessarie, che devono essere fatte indispensabilmente ogni 15 giorni.

Un passo importante che l’Asp si è impegnata a compiere, per garantire risposte concrete a chi combatte queste gravi patologie. «Quello che abbiamo firmato- ha dichiarato  il direttore sanitario Bernardo Alagna– è un accordo che era doveroso raggiungere per risolvere le problematiche di questi pazienti talassemici. Il fautore del Protocollo, ci tengo a precisarlo, è stato il dott. Gaetano Crisà, responsabile dell’U.O.C. di Medicina Trasfusionale di Patti, e dopo una serie di incontri, io e il direttore generale Paolo La Paglia abbiamo pienamente sposato questa iniziativa».

Alagna ha spiegato anche le possibilità contemplate dalla procedura. «Sono previste due soluzioni: o si effettua la trasfusione direttamente presso il domicilio del paziente, inviando un kit con l’occorrente e un medico e un infermiere provvisti dei dispositivi di protezione; oppure il soggetto viene portato al Covid Hospital di Barcellona, tramite un mezzo attrezzato messo a disposizione da alcune associazioni di volontariato che siamo riusciti a coinvolgere o eventualmente anche dal 118, in quanto la trasfusione rappresenta una terapia necessaria per salvare la vita di questi pazienti».

La strada per giungere a questo risultato non è stata priva di difficoltà dice il presidente di Fasted Messina Onlus, Tony Saccà: «Le nostre paure sono iniziate a marzo, con lo scoppio della pandemia. Ci siamo infatti posti il problema di come consentire ad eventuali talassemici positivi di proseguire la terapia trasfusionale, qualora si trovassero in isolamento a casa. Durante la prima fase, fortunatamente non si sono verificati casi di talassemici in Provincia di Messina, invece con la seconda ondata abbiamo avuto 4 contagi ed è proprio con il primo di questi, che è partita la nostra odissea per trovare una soluzione».

«Quando il 5 novembre- ha proseguito Saccà- siamo venuti a sapere che una talassemica era risultata positiva al tampone, non sapevamo come muoverci. Dal Policlinico, che rappresenta la struttura in cui facciamo le cure e la terapia, non ci sono state date soluzioni e ci siamo sentiti un po’ abbandonati. Abbiamo così contattato il Centro Coordinamento Covid di Messina. Ci ha risposto che né l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) né il Policlinico risultavano attrezzati per fornire questo tipo di servizi. Il Centro ci ha poi fatto presente che insieme al dott. Gaetano Crisà, direttore UOC Centro Trasfusionale ospedale di Patti, che è una persona eccezionale e amica della nostra associazione, avevano individuato come sede il Covid Hospital di Barcellona, invitandoci a metterci d’accordo con lui per organizzare la trasfusione».

«Dopo aver concordato tutto- ha riferito il presidente di Fasted Messina Onlus- mancava solo l’ok del Centro Coordinamento Covid per il trasporto della paziente, che essendo positiva non poteva ovviamente recarsi in maniera autonoma a Barcellona. A quel punto però si sono verificati una serie di ritardi e incertezze su chi dovesse occuparsi di trasportare la donna, che hanno prolungato ulteriormente l’attesa della trasfusione.

Alla fine, il dott. Crisà e l’ASP sono riusciti a trovare un ambulanza di Patti, che ha portato la talassemica a Barcellona per effettuare la terapia».

Da quel momento sono state seguite in totale 4 trasfusioni a talassemici positivi, ma la maggior preoccupazione dell’Associazione è stata quella di far mettere subito nero su bianco il Protocollo, prevedendo quindi una procedura standardizzata che consentisse in modo celere l’attivazione di tutti i passaggi per garantire al malato le dovute cure.

Protocollo che nel giro di qualche giorno è stato firmato. «Nonostante la situazione generale di grande urgenza- ha affermato Saccà- i vertici dell’ASP hanno compreso la nostra preoccupazione e ci hanno permesso di ottenere questo risultato, con nostra grande soddisfazione».

Ecco il Protocollo “Supporto Trasfusionale a Pazienti SARS-COV-2 POSITIVI in isolamento domiciliare”:

1) Il medico SIMT, una volta ricevuta la richiesta da parte del MMG/USCA, dovrà prima di effettuare l’intervento, contattare telefonicamente il paziente per verificarne le condizioni di salute e programmare l’intervento;

2) Gli appuntamenti vengono tassativamente concordati con il Centro Trasfusionale;

3) Nei pazienti Talassemici, la terapia trasfusionale ha i caratteri della terapia salvavita, quindi non procrastinabile se non per pochissimi giorni, con la supervisione del Centro di Talassemia ASP (Sant’Agata di Militello);

4) Tutti i pazienti vengono contattati telefonicamente e supportati da un medico, che effettua un pre-triage;

5) Il paziente SARS-COV-2 positivo e/o in quarantena, nell’impossibilità di trattamento domiciliare, si indirizza all’Ospedale COVID di Barcellona PG , dove è individuata una stanza, dotata di tutti i requisiti necessari per poter effettuare in sicurezza, prelievo per prove di compatibilità e successiva terapia trasfusionale, tenendo il paziente isolato;

6) Il giorno dell’appuntamento i pazienti vengono ammessi al Reparto uno per volta, muniti dei DPI, nessun accompagnatore è previsto;

7) I pazienti sottoposti a emotrasfusione devono mantenere la mascherina durante tutta la durata della trasfusione;

8) Vi saranno un medico e una infermiera dedicati che saranno dotati dei DPI adeguati.

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