Una lastra di marmo sul piede di un avvocato in udienza. Una lastra che, se fosse caduta da poco più in alto, avrebbe potuto fare danni ben più gravi. Un episodio di ordinario degrado, nelle aule giudiziarie del nostro paese, che stavolta finisce sotto i riflettori della cronaca perché il processo riguarda il leader della Lega Matteo Salvini e l’avvocato è l’ex ministro Giulia Bongiorno. In altre circostanze, la vicenda avrebbe strappato forse una “breve” sui quotidiani locali, forse neppure questo.
Eppure quanti sono gli incidenti, accaduti o sfiorati, che ogni giorno capitano nei tribunali italiani?
Anche di questo si occuperà il Convegno “Costruire Giustizia”, organizzato per il 5 novembre prossimo da Ance, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, e da OCF, l’Organismo Congressuale Forense. “L’edilizia giudiziaria per una buona amministrazione della Giustizia”, è il concetto chiave dell’evento, che vuole mappare e documentare l’inadeguatezza infrastrutturale della Giustizia Italiana, un gap che ritarda e complica l’amministrazione stessa della Giustizia.
Fra i dati da analizzare, possiamo dire che attualmente il Ministero di via Arenula gestisce direttamente 926 immobili di cui: 618, pari al 67%, di proprietà pubblica, (471 Comuni, 147 Demanio); 308 immobili invece, pari al 33%, sono riconducibili a privati (274 locazioni private, 19 locazioni enti, 15 comodato gratuito). Per gestire questa massa di strutture, gli stanziamenti medi annui ammontano a circa 100 milioni di euro (per manutenzione straordinaria, ristrutturazioni e nuove realizzazioni). Risorsenon solo insufficienti a soddisfare tutti i fabbisogni, ma che oltretutto non si riescono a spendere. Solo nel 2019 sono state trasmesse richieste, da parte degli uffici giudiziari, per 527 interventi e un investimento complessivo di 187 milioni di euro.
“Una Giustizia inadeguata da un punto di vista strutturale – commenta Giovanni Malinconico, coordinatore dell’OCF – fa rima con una Giustizia inadeguata anche dal punto dei diritti dei cittadini, perché aule fatiscenti e che crollano comportano rinvii d’udienza e ritardi; oppure locali non a norma, specialmente in questo periodo di emergenza sanitaria, comportano l’impossibilità di garantire il distanziamento, solo per fare qualche esempio. La Giustizia è stata finora la cenerentola dell’amministrazione pubblica, a discapito di tutti i soggetti che vi operano o compaiono, dai magistrati al personale di cancelleria, dagli avvocati agli utenti”.
“Il 5 novembre parleremo di edilizia giudiziaria ma in realtà avremmo potuto parlare di edilizia scolastica, di edilizia ospedaliera, di edilizia carceraria, di ponti e viadotti, di strade, di gallerie, di dighe, di opere idriche ed il risultato sarebbe stato sempre lo stesso.” È il commento del Vicepresidente Ance per le opere pubbliche, Edoardo Bianchi, che aggiunge “abbiamo un patrimonio di infrastrutture, che costituisce lo scheletro portante del Paese, realizzato per lo più negli ultimi 60 anni mai curato e sempre trascurato. La manutenzione e messa in sicurezza dell’esistente dovrebbe rappresentare la prima priorità nell’utilizzo del Recovery. Temiamo si stia imboccando una strada diversa fatta di titoloni che non hanno alcuna possibilità di diventare cantieri nel breve, speriamo di sbagliarci.”