Il decreto Cura Italia li ha dimenticati, ma loro non ci stanno: i lavoratori dello spettacolo non sono figli di un dio minore. Stamane hanno manifestato davanti alla sede dell’INPS di Messina, reclamando i loro diritti, fino a oggi ignorati da tutti. Sono orchestrali, musicisti, attori, scenografi, attrezzisti, tecnici specializzati, sarte, scenografi, dj, artisti di strada e organizzatori di eventi: tutti insieme pretendono lo stesso trattamento degli altri lavoratori italiani.
“Centinaia di lavoratori senza colpe e senza prospettive -si legge nella nota che Clara Crocè della CISAL SACS ha inviato al prefetto Maria Carmela Librizzi, al sindaco di Messina Cateno De Luca e al direttore della sede provinciale dell’INPS Marcello Mastrojeni- che improvvisamente sono rimasti senza occupazione a causa della sospensione in tutta Italia delle manifestazione degli eventi delle produzioni per l’emergenza coronavirus.
Questi lavoratori, invisibili per le istituzioni, contribuiscono in modo rilevante all’accrescimento dell’attrattività dei luoghi in cui essi si esibiscono sia in termini economici che turistici. Ancora oggi però, non hanno diritto a indennità, ammortizzatori sociali, accesso al credito o dilazione di pagamenti”.
Un lavoro, il loro, discontinuo e retribuito a giornate. E se non raggiungono un tetto minimo di giornate lavorative, come è successo l’anno scorso agli orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele, costretti a firmare contratti con enti o associazioni esterni all’ente, perdono anche la possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione, per non parlare del fatto che ancora spettano i pagamenti arretrati.
Privi di tutele previdenziali, all’esecutivo nazionale chiedono il riconoscimento di uno status giuridico ben preciso che preveda queste ultime anche per loro, l’obbligo di contratti scritti e tempi certi dei pagamenti, il riconoscimento della disoccupazione anche per chi non lavora in maniera continuativa, l’immediata destinazione di una quota dei compensi incassati dalla SIAE per il sostegno economico degli artisti, un salario minimo, niente tasse per chi guadagna fino a 12.000 euro, la creazione di un fondo di emergenza, la revisione della tassazione di eventi culturali e l’abolizione delle tariffe per i locali che organizzano eventi culturali e musicali.
Al sindaco De Luca chiedono invece l’istituzione di albo cittadino dei lavoratori della cultura e dello spettacolo (con l’obbligo per i gestori dei locali di ingaggiare almeno per il 50% degli artisti iscritti nello stesso), la regolamentazione dei compensi e il vincolo per i datori di lavoro di versare una quota per la tassazione.
Presenti anche il responsabile della CISAL Santino Paladino, Guglielmo Sidoti, in rappresentanza dei locali di intrattenimento e dei dj, e Andrea Patania, gestore di un lido. In particolare, quest’ultimo ha rappresentato le difficoltà del proprio settore nonostante l’ordinanza del presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, visto che dall’esecutivo nazionale non arrivano certezze né sulle modalità né sui tempi di apertura, mentre aprire un lido e attrezzarlo costa tra i 35.000 e i 100.000 euro. Una somma enorme che nessuno può sborsare in assenza di regole ben precise.
La CISAL SACS e i lavoratori hanno incontrato il direttore dell’INPS Mastrojeni, che si è impegnato a rappresentare la situazione di artisti, musicisti e maestranze, che anche lui ritiene ingiusta. A livello locale la palla passa al sindaco De Luca, dal quale si aspetta una convocazione nei prossimi giorni.