Barcellona Pozzo di Gotto – Gli allievi hanno dai 15 ai 61 anni. I coach vanno dai 55 di Sasà Neri (direzione e regia) ai 22 di Riccardo Ingegneri (combattimento scenico) passando per i 23 di Giulio Decembrini (direzione musicale e corale, arrangiamenti), i 24 di Alice Ingegneri (movimenti scenici, coreografie) e i 25, quasi 26, di Davide Colnaghi (dizione e fonetica).
Tutti insieme appassionatamente sono impegnati in incontri tramite desk, per diversi giorni alla settimana, in lezioni uno-a-uno, oppure divisi in gruppi drammaturgicamente omogenei, o, ancora, in riunione collettiva.
Con la confermata centralità di Barcellona Pozzo di Gotto il laboratorio teatrale del Teatro Mandanici, fortemente voluto dal Comune per regalare formazione ed esperienza ai talenti del territorio, non ha conosciuto un giorno di sosta e ha coinvolto, come da progetto, diversi performer degli ensemble che fanno capo all’associazione “La Luna Obliqua” di Sasà Neri, così che quello che si sta costruendo, tassello per tassello, è uno spettacolo di grandi numeri ma anche di grande sperimentazione.
Il sindaco Roberto Materia: “Creatività e talento non si fermano e ci danno speranza”
“Il laboratorio teatrale va avanti con risultati sorprendenti. Creatività e talento non si sono mai fermati e ci danno speranza – sottolinea il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, Roberto Materia – anche in questo periodo difficile, durante il quale l’amministrazione sta dando prova di impegno straordinario per garantire la comunità, sia sotto il profilo sanitario sia sotto il profilo della capacità di far fronte ai problemi nati dalla quarantena, compresi quelli di nuove e vecchie povertà. Crediamo oggi più di ieri, nel valore della cultura e dell’arte come elementi di rafforzamento e di crescita del senso di comunità, e questa esperienza formativa lo conferma appieno”
Il regista Sasà Neri: “Costruiamo lo spettacolo prendendo i rischi come sfide da vincere”.
“Proprio in questa fase di lavoro, che è iniziale (prima dell’avvio delle restrizioni da emergenza sanitaria si eano svolti due incontri live in Teatro) – spiega il regista Sasà Neri – l’attività on line ci consente di approfondire al meglio le tematiche legate alla costruzione dei personaggi, alla comprensione della sottotraccia da trattare e all’allargamento degli orizzonti drammaturgici. Mi è venuto in mente di usare il classico sistema di approfondimento dei personaggi attraverso lo scambio epistolare. Gli allievi hanno costruito così, attraverso delle lettere, un bagaglio di emozioni e saperi ‘trasversale’ e condiviso. Ognuno utilizza episodi della propria vita facendoli diventare strumenti di lavoro. Dopo un mese i ruoli sono stati già affidati, ognuno conosce moventi e obiettivi dei personaggi. Ad aprile sono cominciati i percorsi di danza e combattimento scenico. Si sta cioè costruendo anche il ‘corpo’ dei personaggi. La componente legata al contatto fisico, d’altronde, oggi acquista un valore particolare.
Siamo consapevoli che quando andremo in scena, a emergenza terminata, i nostri paradigmi interpretativi saranno stati significativamente modificati da questa esperienza. Ogni ostacolo e ogni rischio però stanno diventando altrettante sfide e stanno dando vita ad una nuova visione del laboratorio e del teatro in generale. Una cosa è certa: emergono talenti che vanno al di là delle più rosee previsioni. Stiamo costruendo uno spettacolo che nel nostro intento sarà un vero e proprio evento. E c’è un messaggio forte che il lavoro del laboratorio sta facendo venir fuori. Nella tragedia di Shakespeare muoiono i due protagonisti, muore il loro amore, ma l’amore torna prepotente perché le due fazioni, nel nome di Romeo e Giulietta, decidono di chiudere per sempre la contesa. La metafora che stiamo assumendo come prioritaria è proprio quella di far vincere, sulla paura, sull’odio, sull’ambiguità, il senso della condivisione e della pace”.
Il regista conclude aggiungendo un ringraziamento speciale ai due assistenti alla regia, Ninetta Napoli, specialista di informatica, il cui supporto è fondamentale, e Davide Caputo, al quale si affida la costruzione step by step del copione.
Coach e performer: “Non ci aspettavamo risultati così validi e così rapidi”
Frattanto il focus dello spettacolo sta diventando il personaggio sul quale insistono maggiori dubbi, fra Lorenzo, interpretato da Davide Colnaghi che, sotto la guida della regia, sta facendo proprie le tante suggestioni riversate nelle lettere che gli altri personaggi e interpreti sono stati invitati a mandargli. Colnaghi si divide quindi tra le responsabilità da attore e quelle da insegnante. Ma oggi è a queste ultime che gli piace dare priorità. “Non mi aspettavo che delle lezioni virtuali potessero dare risultati così validi e così in fretta”, dice. “Lavorare sulla voce è delicato e la videochiamata potrebbe essere un o strumento ‘grossolano’. Ma la volontà di imparare e migliorare degli allievi sta superando ogni ostacolo e si cominciano a registrare i primi, evidenti miglioramenti”.
Tra le sperimentazioni, anche l’ipotesi che un personaggio partecipi al debutto sul palco tramite videoproiezione. L’interprete è Marea Mammano, performer EsosTheatre (ensemble che fa capo a Neri) e ormai da anni residente lontano dalla Sicilia (all’estero e in Italia). A lei si affida un ruolo che sulla carta è denominato “Giulietta dopo la morte” ma che, soprattutto, assume su di sé le responsabilità del coro della tragedia classica. “La distanza non fermerà mai la passione per l’arte, lo so bene”, dice Marea. “Eppure mi sembra che mai come in questo periodo mi sia sentita tanto vicina ai miei compagni di percorso. La recitazione si basa su contatto, scambio, reazioni. Tutto ciò che pare esserci stato rubato dalla distanza adesso sta prendendo forma tramite le parole, le riflessioni e il brainstorming. Sento i personaggi svilupparsi e crescere, creando non solo un’intensissima trama per lo spettacolo ma anche una rete di connessione tra noi, da una casa all’altra”.
Gli allievi: “Ci mettiamo il cuore. Questo spettacolo sarà estremamente coinvolgente”
“Sono abituata a ribaltare la mia vita riadattandola alle circostanze che questa mi pone innanzi. Dunque i cambiamenti non mi spaventano”, racconta Roberta Macrì, 31 anni, capace di grandi performance sulla sua sedia a rotelle di infondere forza e determinazione a tutto il gruppo. “Quando ho appreso la notizia della chiusura del teatro mi è dispiaciuto parecchio perché non mi piace interrompere un percorso intrapreso, ma per fortuna, grazie al ‘piano B’ di Sasà Neri e alla nostra voglia di continuare, il laboratorio non si è interrotto. Lo stiamo realizzando con nuove programmazioni e nuove aspettative. È un percorso sperimentale, non sappiamo dove ci porterà ma abbiamo la consapevolezza di volerci riuscire in ogni modo, ed è questa la motivazione principale che ci spinge a dare il meglio di noi. Questo laboratorio è un percorso di formazione costruttivo e, allo stesso tempo, un impegno che ci allontana dalla possibile monotonia nata dall’obbligo di stare in casa. Ci tiene agganciati alla nostra passione per il teatro, tra incontri on line e ‘compiti’ a casa, e ci permette di far passare più in fretta questo periodo terribile che stiamo tutti vivendo”. Roberta Macrì interpreta la matriarca dei Capuleti.
La matriarca dei Montecchi è invece Giusy Recupero, quasi 44 anni. “Fin da piccola – dice – sono stata attratta dal mondo del teatro ma non ne ho mai fatto parte come avrei voluto. La partecipazione a questa esperienza è una grande sorpresa: confrontarmi con gli altri, studiare, seguire questo percorso … non mi aspettavo tanto affiatamento e tanta passione! Spero di poter continuare a vivere questa avventura anche in futuro. Spero che possa diventare una costante dei miei giorni, anche dopo, anche terminata l’emergenza sanitaria. Ho proprio voglia di ringraziare tutti, a partire da Sasà Neri, perché con questo laboratorio la monotonia dello stare a casa è interrotta da tutta questa bellezza. Sono certa che verrà fuori uno spettacolo incredibile”.
“Mi sono unita a questo laboratorio quando il teatro era già stato chiuso, Dunque ho fatto le prime lezioni non dal vivo ma in videoproiezione”, ricorda Renata Aragona che compirà 18 anni tra qualche giorno ed è una delle quattro interpreti del personaggio di Giulietta. “Pensavo che sarebbe stato difficile, invece siamo riusciti a svolgere lezioni complete, costruttive e stimolanti, Non ho la preoccupazione che il corso possa interrompersi perché stiamo lavorando tutti mettendoci il cuore. Il calendario degli incontri viene fissato venendo anche incontro alle esigenze di noi allievi e mi rendo conto che in un mese appena abbiamo già fatto tanto. Sto scoprendo una vera e propria passione per il teatro. E spero di riuscire a esprimere il massimo del mio potenziale e del mio impegno”.
“L’idea di iniziare un progetto teatrale su piattaforma digitale mi ha interessato e incuriosito non appena ne ho sentito parlare. Mi ha colpito così tanto da spingermi a mettermi in gioco. Posso dire che mi sono sentita travolta, in senso positivo”, conclude Michela Bonvegna, 16 anni a maggio. Suo il ruolo di una delle giovani Capuleti. “Sono stata travolta da un mondo di suggestioni che stanno indubbiamente arricchendo le mie giornate. Imparo molto, sia su me stessa sia su come manifestare sentimenti e pensieri usando le mie emozioni. E questo mi ha stupito molto, soprattutto perché ci sono riuscita grazie a delle lezioni fatte attraverso uno schermo di computer. Credo che da questa esperienza usciremo tutti molto motivati e sono sempre più desiderosa di continuare puntando sull’obiettivo finale di salire sul palcoscenico. Credo che il nostro spettacolo sarà particolarmente coinvolgente e che terrà il pubblico con il fiato sospeso fino all’ultimo, anche grazie a tutta la volontà che dimostreremo portandolo in scena contro ogni difficoltà”.