All’alba di oggi, a Rometta Marea e Messina, i Carabinieri della Compagnia di Patti hanno eseguito un’ordinanza applicativa di due misure cautelari del divieto di dimora nel comune di Brolo, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (ME), Dott. Ugo Domenico Molina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore Angelo Cavallo, nei confronti di due messinesi, il 44enne La Spina Andrea ed il 40enne Marchese Alessandro, ritenuti responsabili di estorsione aggravata in concorso tra loro e con Calabrò Fortunato, coinvolto nell’ambito della stessa indagine e già tratto in arresto.
Il provvedimento cautelare scaturisce dalla medesima attività investigativa sviluppata dalla Compagnia Carabinieri di Patti e coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica Dott.ssa Giorgia Orlando, i cui esiti avevano consentito di ricostruire la drammatica vicenda di un imprenditore brolese che, strangolato dal cappio dell’usura e sull’orlo della disperazione, aveva deciso di denunciare tutto ai carabinieri, dando così il via ad un’indagine che lo scorso 14 novembre aveva portato, in prima battuta, proprio all’arresto di Calabrò Fortunato e del commerciante messinese Chiaia Franco, rispettivamente colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari.
A seguito di quella prima operazione, infatti, la Procura di Patti, ed i militari della Sezione Operativa, hanno approfondito ulteriormente le indagini, definendo il ruolo dei due indagati La Spina e Marchese il cui coinvolgimento era emerso già dalle prime dichiarazioni rese dalla vittima. I due nuovi indagati, infatti, insieme al citato Calabrò, tra l’ottobre del 2017 ed il marzo 2018, si sono resi protagonisti di molteplici incursioni presso il magazzino dell’imprenditore, già piegato dal peso della crisi e dei debiti, al fine di impossessarsi gratuitamente o a prezzi irrisori di grandi quantitativi di merce, consistente in prodotti calzaturieri.
Partendo sempre dalle dichiarazioni rese dalla vittima, i carabinieri, mediante individuazioni fotografiche, analisi delle celle del traffico telefonico ed altri documenti, hanno individuato in La Spina Andrea, il commerciante di Rometta che una notte, in compagnia del Calabrò, si era recato presso il magazzino dell’imprenditore con il furgone del proprio negozio ed aveva caricato un grande quantitativo di merce. In quella circostanza la merce stessa non è stata prelevata gratuitamente ma “acquistata” al prezzo di 3,50 euro per paio di scarpe e, tra l’altro, gli aguzzini hanno cercato di costringere l’imprenditore a redigere un fittizio documento di trasporto, al fine di giustificare la presenza del carico in caso di un controllo da parte delle forze dell’ordine. Nel momento in cui la vittima, disperata, si è lamentata per l’ingente danno economico subito, i malviventi le hanno lapidariamente risposto di “farsi i fatti propri”.
Inoltre, è stato accertato come il Marchese Alessandro, sempre in compagnia del Calabrò ed in orario notturno, si fosse recato presso il magazzino della vittima per portare a termine altri prelievi coattivi: addirittura in un caso gli indagati hanno impiegato ben due giornate lavorative per selezionare e caricare 468 paia di scarpe prelevate gratuitamente. In quel frangente, tra l’altro, gli stessi aguzzini, non paghi della loro azione, hanno costretto il malcapitato imprenditore a regalare anche due paia di scarpe proprio alla figlia del Marchese.
Le risultanze investigative raccolte, quindi, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli odierni indagati, consentendo così all’Autorità Giudiziaria di emettere il secondo provvedimento cautelare, in esecuzione del quale, questa mattina, La Spina Andrea e Marchese Alessandro sono stati colpiti dalla misura del divieto di dimora nel comune di Brolo.
Ancora una volta si coglie l’occasione per rimarcare la centralità delle denunce da parte delle vittime di usura ed estorsione, quale necessario strumento utile per spezzare la spirale di oppressione. La presenza capillare dell’Arma dei Carabinieri sul territorio e l’attenzione e la sensibilità della Procura della Repubblica di Patti verso tali reati possono consentire una pronta ed efficacie azione di contrasto a questi reati che troppo spesso, per paura o per vergogna, non vengono denunciati.