Dopo 25 anni si ferma il Festival “Capo d’Orlando Blues”

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La 26° edizione 2019 del “Capo d’Orlando blues” non potrà avere luogo. A comunicarlo, “con rammarico e dispiacere”, è l’associazione “Cross Road Club” ideatrice e organizzatrice del Festival, per bocca del suo presidente Nino Letizia.

“Una decisione – spiega Nino Letizia – maturata dopo accurata valutazione e causata dalla mancata liquidazione da parte del Comune di Capo d’Orlando della quota di compartecipazione spese ad esso spettante, relativamente alle ultime due edizioni 2017 e 2018. L’associazione, che, ricordiamo, non ha finalità di lucro, non può farsi carico di ulteriori anticipazioni e questo potrebbe precludere purtroppo anche l’utilizzo dei bandi ministeriali 2019 per i quali il progetto Capo d’Orlando Blues sta validamente concorrendo con possibilità di finanziamento del 100% del budget della manifestazione (cioè a zero spese per il Comune)”.    

Capo d’Orlando perde così, per quest’anno, una delle manifestazioni più longeve (25 edizioni consecutive) e un’importante occasione di richiamo per il flusso del turismo culturale, un appuntamento di punta dell’estate orlandina atteso sempre con impazienza dagli amanti della musica di qualità. Un evento che oltre ad offrire tanta musica ha trattato temi di fondamentale importanza come l’inclusione sociale, il coinvolgimento delle scuole, la valorizzazione culturale delle periferie urbane, la promozione dei giovani musicisti che il Festival ha contribuito a lanciare (la sola edizione 2016 ne ha visti esibire più di 100), ed ha divulgato temi importanti come il ruolo fondamentale che i musicisti siciliani emigrati in America a fine ‘800 hanno avuto nella nascita del pop e del jazz in quel continente. Non si può, inoltre, non ricordare i laboratori musicali con gli immigrati ospiti del progetto Sprar di Capo d’Orlando, ed i seminari musicali negli istituti scolastici.

“Siamo contenti – prosegue il presidente del Cross Road club – di aver dato il nostro contributo nel far conoscere il blues, questa misteriosa e struggente musica in apparenza così lontana da noi ma in realtà così vicina ai nostri canti popolari, come dimostrò il grande etnomusicologo Alan Lomax nel suo viaggio qui nelle nostre zone nel luglio 1954 durante una sua campagna di registrazione. Ovviamente tante sono state le presenze importanti nel Capo d’Orlando Blues, da Noa e Gil Dor a Eugenio Finardi, da Mario Venuti a Massimo Bubola, da Jorma Kaukonen a John Primer, da Baba Sissoko a Julius E.Green…; nel nostro cuore restano però anche i musicisti meno conosciuti, ai quali è bastato un solo accordo per toccarci l’anima”.

“Sappiamo naturalmente che il mondo non si fermerà perché si ferma il Capo d’Orlando Blues, noi stessi non fermeremo del tutto la nostra attività (dopo più di 800 concerti disputati…) e nelle prossime settimane ne daremo conto a chi ci segue, ma facciamo sommessamente notare che lo spegnersi una dopo l’altra di ogni piccola fiammella testimonianza di cultura, anche la più piccola, alla fine  condurrà questa città al buio più totale”.   

“Infine – conclude Nino Letizia – non possiamo non stigmatizzare, pur consapevoli del momento di difficoltà economica, l’assordante silenzio dell’Amministrazione Comunale di Capo d’Orlando e l’improvviso suo defilarsi nei riguardi di questa manifestazione verso la quale aveva invece proclamato grande attenzione”.

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