Casale Monferrato esempio da seguire, anche in Sicilia. Sono passati 27 dal lontano marzo 1992, quando è entrata in vigore la Legge 257/92 che ha messo al bando l’uso dell’amianto, ma in Italia c’è ancora molto da lavorare. Oggi con alcuni colleghi dell’XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei Deputati, siamo stati in missione nella città in provincia di Alessandria, sede e stabilimento (il primo in Italia), tra 1907 e il 1986, della Eternit. Guidati dal dott. Massimo D’Angelo (origini messinesi), direttore del distretto di Casale Monferrato, responsabile del centro sanitario Amianto del Piemonte e
componente del nucleo operativo tavolo interistituzionale per la gestione problematiche amianto presso la presidenza del consiglio dei ministri, abbiamo visto ciò che è stato fatto e quello che si sta facendo per abbattere definitivamente il mostro chiamato “mesotelioma”. La rinascita è partita con una efficace bonifica e successiva conversione dell’ex fabbrica, ora parco pubblico: l’Eternot, ovvero “no eternit”. Mentre lo studio, la cura e la prevenzione della malattia, sono state affidate all’UFIM
(Unità Funzionale Interaziendale Mesotelioma), un reparto d’eccellenza dell’ospedale di Casale Monferrato. Oggi, questa città è un esempio da seguire e da copiare, magari anche nella nostra provincia dove purtroppo, lo spettro dell’amianto si aggira ancora non solo tra i capannoni abbandonati della Sacelit di San Filippo del Mela. Per questo motivo, facendo seguito all’interrogazione al Ministro del lavoro e delle politiche sociali del mese di ottobre 2018, insieme al dott. Massimo D’Angelo che è già stato ospite in un convegno a Milazzo, mi farò promotrice di altre iniziative, anche con la collaborazione del presidente del Comitato Permanente Esposti Amianto e dal CNA Salvatore Nania.