Neuroblastoma: progetto di drug repurponsing ENEA, aPODD e Università di LUND – Conclusa la seconda fase

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Abstract: ENEA ONLUS, l’associazione di genitori italiani che aiuta la ricerca scientifica a sconfiggere il neuroblastoma, annuncia l’imminente positiva conclusione della seconda fase del progetto di ricerca internazionale di drug repurposing volto ad individuare una cura per il neuroblastoma. La seconda fase del progetto si avvia alla conclusione evidenziando cinque molecole che lasciano ben sperare per la successiva fase del progetto, quella che selezionerà il candidato migliore. Attualmente il miglior esempio di come la cooperazione internazionale possa permettere di unire le forze di diversi paesi al fine di coinvolgere le eccellenze tecnologiche accelerando al massimo lo sviluppo di nuove terapie.

ENEA – European Neuroblastoma Association ONLUS, l’associazione di genitori italiani che aiuta la ricerca scientifica a sconfiggere il neuroblastoma, annuncia l’imminente positiva conclusione della seconda fase del progetto di ricerca internazionale di drug repurposing avente come obiettivo il neuroblastoma, una neoplasia pediatrica ad alta malignità che rappresenta la terza causa di morte per malattia nell’età prescolare.

Attualmente ENEA sta concentrando le proprie energie nella realizzazione di questo progetto di ricerca attuato in collaborazione con la fondazione di genitori inglesi aPODD ed i laboratori della Divisione TCR (Translational Cancer Research) dell’Università svedese di Lund, molto nota per l’elevato livello qualitativo dei modelli sperimentali di questa grave neoplasia che colpisce i bambini.

Il drug repurposing consiste nella ricerca di nuovi farmaci nell’ambito di medicine già approvate per altre malattie, in modo da identificare più rapidamente una nuova terapia utile grazie alla maggior celerità garantita dal reimpiego di una farmaco già esistente ed approvato rispetto allo sviluppo di uno completamente nuovo. Potendo contare sul precedente lavoro di ricerca e sviluppo, riposizionare un farmaco permette di ridurre i costi di sviluppo per la nuova indicazione, i tempi necessari per raggiungere i piccoli pazienti e, non ultimo, il rischio di fallimento, preservando così preziose risorse per futuri ulteriori investimenti in ricerca.

La seconda fase del progetto si sta concludendo proprio in questi giorni e da essa stanno emergendo cinque molecole che lasciano ben sperare per la successiva ed ultima terza fase del progetto, quella che selezionerà il candidato migliore.

Questo progetto rappresenta il miglior esempio di come la cooperazione internazionale possa permettere di unire le migliori forze di ogni paese e coinvolgere le eccellenze tecnologiche in modo da accelerare al massimo lo sviluppo di nuove terapie a beneficio dei tanti bambini affetti da queste gravissime patologie. Solo la collaborazione internazionale dà accesso ai migliori asset ed al miglior know-how esistente al mondo, garantendo superiori livelli di efficienza: non è importante dove si fa ricerca, ma quando si producono risultati.

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