Messina – Condannato a 30 anni di reclusione Leonardo Lo Giudice per l’omicidio di Pietro Lo Turco

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A meno di sei mesi dal tragico omicidio del pensionato Pietro Lo Turco, rinvenuto cadavere la mattina del 1 ottobre 2017 nelle campagne di Mongiuffi Melia, oggi, a seguito di giudizio con rito abbreviato, è stata pronunciata dal G.I.P. del Tribunale di Messina la sentenza a carico di Leonardo LO GIUDICE. L’uomo è stato condannato alla pena massima determinata per effetto della scelta del rito abbreviato, 30 anni di reclusione per omicidio aggravato. A suo carico il giudice ha disposto anche l’applicazione delle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena ed inoltre lo ha condannato al risarcimento alle parti civili con una provvisionale di 50mila euro per ciascuna.

La tempestività e la qualità delle indagini, svolte dai Carabinieri in piena sinergia con la Procura della Repubblica di Messina, ha portato dunque, in tempi brevissimi, alla condanna dell’imputato nel primo grado di giudizio. Questa attività investigativa rappresenta certamente un esempio di efficienza del sistema di contrasto in questa città.
Leonardo LO GIUDICE era stato tratto in arresto dai Carabinieri di Taormina il 22 dicembre scorso in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura della Repubblica guidata dal Procuratore Capo dott. Maurizio DE LUCIA.

Il provvedimento restrittivo aveva recepito gli esiti della complessa attività di indagine, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica dott.ssa Annalisa ARENA e sviluppata dalla Compagnia Carabinieri di Taormina d’intesa con il Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche di Messina a seguito dell’omicidio del pensionato 64enne Pietro LO TURCO, il cui cadavere era stato rinvenuto pressoché decapitato il 1° ottobre precedente nelle campagne di Mongiuffi Melia (ME). La vittima si era recata in un fondo agricolo per compiervi alcuni lavori, era stata affrontata e uccisa con tre colpi di fucile semiautomatico cal. 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata.

L’attività investigativa, nel suo complesso, aveva consentito di identificare l’autore dell’efferato delitto, individuato sulla base della riconducibilità del materiale balistico rinvenuto sulla scena del crimine ad un’arma di sua proprietà, nonché di fare piena luce sul movente dell’omicidio, da ricondurre ai frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato tra il pensionato e il suo assassino.
Le investigazioni svolte dai Carabinieri si erano rapidamente sviluppate attraverso gli interrogatori delle persone informate sui fatti, sopralluoghi, perquisizioni, esame delle riprese dei sistemi degli impianti di videosorveglianza e mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché attraverso indagini tecnico-scientifiche condotte dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina.

Erano state eseguite numerose perquisizioni nei confronti di cittadini del piccolo comune ionico che detenevano legalmente armi compatibili con quella utilizzata dal killer e tale attività aveva consentito di sequestrare il fucile calibro 12 semiautomatico marca BREDA legalmente detenuto dal LO GIUDICE. L’arma, sottoposta ad accertamenti tecnico – scientifici presso il RIS di Messina era risultata essere proprio quella che aveva esploso i colpi mortali all’indirizzo del LO TURCO.

Contestualmente si era ricostruita, sulla base delle testimonianze raccolte, dapprima l’esistenza di dissidi tra la vittima e l’assassino dovuti al cattivo rapporto di vicinato esistente tra i due e, successivamente, si erano ricostruiti gli spostamenti dell’indagato il giorno dell’omicidio appurando che, in un orario compatibile con quello in cui l’omicidio era stato commesso egli aveva sostato circa quattro minuti in una località assai prossima alla scena crimine.
Sulla base dello schiacciante quadro indiziario elaborato, la Procura della Repubblica di Messina aveva ottenuto dal GIP il provvedimento cautelare a carico di LO GIUDICE che oggi è stato confermato dalla condanna in primo grado.

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