“Se attraversando la sofferenza ci soffermassimo sull’ inutilità di gesti dolorosi e sulla poca attenzione all’altro, diventeremmo famelici di AMORE”.
L’ Amore è una parola abilmente confusa e dissennata per i capricci e per le contraddizioni che ne derivano, ma considerato essere l’elemento pregnante che mi tiene in vita, io gradisco parlarne.
Il mio scritto non vuole riportare il Natale degli ultimi, dei diseredati e dei poveri e non lo vuole imprimere come un rituale.
È’ un Natale quotidiano quello a cui darò voce che diventa lettura.
Questo lungo periodo che ha debellato l’Amore, lenisce ancora meno le ferite del non Amore, riducendo gli slanci e le approvazioni del cuore.
Sembra essere un Natale deperito di gioia e di desideri.
Così lo ravviso guardando i visi scavati della gente, guardando gli occhi luccicanti di chi persevera nel buonismo e ci crede, malgrado le molteplici mani alzate, che stringono l’arma della cattiveria, della moltitudine di gesti incompresi dall’Amore.
Nell’era odierna, nessun significativo orizzonte si intravede, frutto della bontà, ma solo perseveranza e corsa verso il progresso mal fatto, che distoglie dalle cose essenziali.
Tutto questo perché manca l’essenza, trovata incondizionatamente dai più negli albori del sesso, nella promiscuità, nel danaro e negli abusi, ormone cattivo e sempre incensurato. Non sarà certo una “ricorrenza” felice per tutti, perché la povertà risiede dentro e fuori queste vite umane ormai prive di forza interiore. Un Natale in cui la sofferenza la fa da padrona e come un burattinaio muove le fila e li dirige sempre più verso l’isolamento. Un Natale ove l’inconsistenza apre le porte, ove l’anelito dell’amore non può neanche ” entrare”.
Non sarà un Natale florido proprio perché parco di sentimenti, di sensibilità, di ottimismo. Povero di unione, di mani che non si incrociano per non ritrovarsi ogni giorno dell’anno; povero di danaro, di occupazione e molto esemplificativo sarà il Natale dei disagi, rafforzati da una barriera umana, nella quale molti si trincerano, si ricoprono.
La vita scorre tra questi contesti, intrisi di solitudine, dolore, lacrime, ove la gioia è solo qualche attimo fuggente. Furti, suicidi, violenze sui minori, maltrattamenti sugli indifesi, sugli ultimi, solitudine da una parte, ricchezza e mancanza di condivisione dall’altra, tutte vittime di una società ingiusta. Una società che facciamo noi, che abbiamo creato con i nostri pensieri e con le nostre azioni.
Una società difficile, diffidente, indifferente, disincantata, disattenta ed incurante del PROSSIMO.
Nella mia analisi, sicuramente complessa, ma spero attenta, emerge lo stupore di un connubio ancora esistente fra il lecito e l’illecito e vi è una fetta di società che acclama queste nefandezze, questi orrori, questi stili di vita.
La mitomania è un affresco colorato, EVANESCENTE ED APPARENTEMENTE ATTRAENTE, che ad alcuni fa bene alla salute. Cosa ci aspettiamo da una società che non vuole Amare? Ci aspettiamo sensibilità e riconoscenza in questo periodo di Natale ove la pace e la fratellanza dovrebbero regnare sovrani?
E non se ne vede l’ombra di questi gesti.
Eppure l’uomo è affamato di Amore. Di Tenerezza, di Regali sotto l’albero che non siano altri che luoghi d’amore.
E proprio per questo io mi ribello a tutto ciò. Non mi lascio contaminare da rapide considerazioni, da piatti mal conditi.
Io voglio credere che la SPERANZA sia la buona riuscita di una società che non vuol essere solo un modello, ma che vuole ancora commuoversi, che vuole piangere e SEMINARE tenerezza.
E’ un bisogno umano, cui nessuno può esentarsi.
Far risalire la china ai bisogni umani, costantemente repressi.
Bisogna credere e SPERARE ancora se si vuole una società migliore.
Dobbiamo cominciare da noi, da qua. Dobbiamo essere operatori di pace.
La guerra, l’odio sono ingiustizie e tali restano.
I gesti d’amore, invece, sono la ricchezza del cuore ed il GERMOGLIO del SEME DELLA SPERANZA.
Tutti posseggono queste qualità, tutti indistintamente.
Adottiamo la PACE.
Facciamola entrare in noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre riunioni, fra i nostri nemici.
E’ un momento difficile per tanti, per troppe famiglie che si sentono abbandonate al loro destino.
Tante parole richiedono soluzioni…ma nessun contenuto riscalda il cuore o abbrevia le distanze.
I Governi hanno promesso ciò che probabilmente non potevano mantenere e oggi più di ieri la sofferenza vive nel nostro vicino di casa, NEL NOSTRO PROSSIMO.
Siamo tutti sotto giudizio. E ci sentiamo sopraffatti dall’egoismo.
Mi va stretta questa condizione che non è altro che la precaria panacea del nulla.
Io voglio valori, voglio realtà piene di cuore, certificati di fratellanza.
Mi piacerebbe creare una rete, adottare persone sole, in difficoltà.
Tentare di unire le mani, in questo passaggio gelido, in questo Natale senza regali, senza speranze, pieno di nubi.
Creiamo una rete d’Amore, per non trovare viltà, vendetta, persecuzione, lotta, ma per donare PACE.
Portavoce potranno essere coloro che sentono di avere nobiltà d’animo e desiderio di condivisione e magari contagiare.
Contagiare prima l’uno e poi l’altro e l’altro ancora.
STRINGIAMOCI IN UN ABBRACCIO COLLETTIVO, ORA E SEMPRE.