L’avanzo, frutto della gestione virtuosa dell’Ente, non sarà sufficiente a coprire il prelievo statale
Il Consiglio metropolitano, rappresentato dal Commissario straordinario Romano in questa fase di transizione, ha approvato il rendiconto 2016.
L’atto contabile attesta un avanzo di amministrazione di 11 milioni 694mila 177,39 euro, composto da una quota libera di 1 milione 547mila 473,58 euro, da una quota vincolata al Fondo crediti di 5 milioni 31mila 962,80 euro, da una quota vincolata per disposizione di legge di 3 milioni 986mila 176,38 euro e da una parte vincolata agli investimenti di 578mila 564,63 euro.
Tutto ciò certifica che la gestione endogena del bilancio è sana grazie ad una conduzione dell’Ente virtuosa attraverso l’attuazione di un piano di riduzioni dei costi (quali fitti passivi, personale, utenze, etc…) che hanno garantito all’Ente la realizzazione delle proprie attività sul territorio.
Allo stato attuale Palazzo dei Leoni funziona con una cifra che è circa di un terzo più bassa di quella a disposizione una decina di anni fa; infatti, da una capacità di spesa di circa 90 milioni di euro si è passati ad un budget di circa 60 milioni di euro.
Nonostante l’attivo del bilancio consuntivo della Città Metropolitana di Messina al 31 dicemre 2016, la cifra risulta del tutto insufficiente a colmare il prelievo forzoso di 25 milioni di euro imposto dallo Stato; una situazione paradossale se si pensa che l’ex Provincia non ha fatto mai ricorso all’anticipazione di cassa perchè l’Ente è finanziariamente sano e non è mai andato “in rosso”, cioè non ha mai fatto registrare alcuna scopertura bancaria.
Fino al dicembre 2016 si è utilizzata l’eredità positiva degli anni precedenti per coprire le crescenti richieste dello Stato.
Quest’anno, invece, due elementi impongono una situazione di grave difficoltà economica: da un lato l’esiguità dell’avanzo di cassa e dall’altro la crescita esponenziale delle richieste del Governo centrale (nel 2015 è stato effettuato un prelievo forzoso di 8 milioni e mezzo, nel 2016 la cifra è salita a 17 milioni mentre nel 2017 si arriverà a 25 milioni di euro più 3 milioni di sanzioni).
Alla luce della situazione attuale, qualora non dovessero intervenire mutamenti nella linea del Governo centrale la dichiarazione di dissesto dell’Ente sarà una decisione ineluttabile motivata esclusivamente dalla pressione insostenibile scaturita dal “prelievo forzoso”.