“Operazione Matassa”, arrestate 35 persone: 26 in carcere, 9 agli arresti domiciliari

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Messina 12- 05 – 2016
Una maxi operazione di polizia, condotta dalla Squadra Mobile di Messina, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Messina, che vede coinvolte 35 persone tra cui 26 raggiunte da ordine di custodia cautelare in carcere e 9 sottoposte agli arresti domiciliari e che prevede il sequestro preventivo di 4 società con le quali settori commerciali leciti concorrevano al mantenimento di attività illecite.
I reati contestati vanno dall’associazione di tipo mafioso (colpiti dai provvedimenti vertici ed affiliati di tre storiche organizzazioni operanti nei quartieri di “Camaro – San Paolo” e di S. Lucia Sopra Contesse), finalizzata alla commissione di una serie di delitti contro la persona ed il patrimonio, tra cui estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti oltre che all’acquisizione della gestione o del controllo di attività economiche, di appalti e di servizi.
Le indagini della Polizia hanno altresì sottolineato che aderenti alle cosche mafiose, in correlazione con personaggi del mondo politico locale, ostacolavano il libero esercizio del diritto di voto per le consultazioni elettorali regionali, politiche e comunali che vanno dall’ottobre 2012 al giugno 2013.dsc_0005
Il provvedimento è stato emesso dal GIP del Tribunale di Messina, su richiesta dei Sostituti Procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia,
Le misure cautelari sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Messina con la collaborazione dei Commissariati della Provincia e delle Squadre Mobili di Palermo, Catania, Caltanissetta, Enna, Reggio Calabria, e Vibo Valentia.
Gli arresti di oggi scaturiscono da indagini della Squadra Mobile che hanno preso piede nel luglio del 2011 con l’arresto di SIRACUSANO Luca, “U Biddicchiu”, sorpreso, in flagranza di reato di detenzione ai fini di spaccio, con 551,4 grammi di cocaina detenuti per conto di NOSTRO Gaetano, “Denti i Zappa” e CAMBRIA SCIMONE Giuseppe, alias “Peppone”, entrambi personaggi di spessore criminale operanti nel rione Santa Lucia Sopra Contesse e legati al boss SPARTA’ Giacomo, attualmente detenuto.
Quella che è emersa, lentamente, ottenuto questo primo “bandolo della matassa”, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e servizi specifici operati dai poliziotti della Squadra Mobile, è la trama di una chiara ed evidente realtà criminale operante nel quartiere di Camaro San Paolo che, a tratti ed in modi inequivocabili, traccia stretti rapporti con il mondo della politica ed utilizza settori commerciali leciti per continuare a finanziare quelli illeciti.
Una realtà criminale che vede, in qualità di leader e personaggio apicale, VENTURA Carmelo, con una tale caratura criminale da poter stringere alleanze ed accordi per la ripartizione degli affari illeciti e dei conseguenti profitti, nonché di assumere un ruolo decisionale anche per conto di altri capiclan, come il FERRANTE Santi, che, attualmente detenuto al regime del c.d. 41 bis, è risultato essere ancora in grado di esercitare pressioni dalla struttura penitenziaria. Una stretta connessione a “trama fitta” con meccanismi di mutuo soccorso e collaborazione tra vari gruppi criminali anche in seno alle società oggetto di sequestro preventivo, tre delle quali riconducibili al PERNICONE Angelo e al figlio Giuseppe, prestatisi ad assumere esponenti dei diversi gruppi criminali al fine di garantire loro, tra l’altro, benefici di tipo detentivo.
Estorsioni in danno di commercianti e imprenditori, tra i reati emersi più frequentemente. Come nel caso di un imprenditore costretto a cedere derrate alimentari ed altre utilità in favore dell’organizzazione criminale quali “tangenti” per la “protezione” delle sue attività commerciali. O ancora di un imprenditore edile spinto ad assumere come muratore presso uno dei suoi cantieri il parente di uno degli affiliati.
Si parla invece di furto, nel caso di ingenti somme di denaro sottratte ai titolari di diverse sale da gioco nelle quali erano installate slot machine da cui veniva trafugato il denaro utilizzando chiavi adulterine. E poi ancora ricettazione di telai e pezzi di ricambio di autovetture.
Tra i reati ascritti, un tentato omicidio con l’aggravante del metodo mafioso, che vede protagonista TRENTIN Domenico e che risale al 19 febbraio 2012, quando lo stesso esplose a distanza ravvicinata più colpi di pistola contro un giovane riuscito a fuggire.
Nel corso delle indagini emerge poi un altro personaggio, noto per i fatti di cronaca delle settimane scorse: PERTICARI Adelfio, autore materiale dell’omicidio dello scorso 9 aprile del pregiudicato De Francesco Giuseppe.
La figura di Perticari rappresenta infatti il trait d’union tra gli ambienti della criminalità organizzata e taluni apparati politici coinvolti nella maxi operazione odierna.
Un diffuso e capillare sistema clientelare delineatosi in occasione delle consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio regionale del 28-29 ottobre 2012, delle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 e delle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale di Messina del 9-10 giugno 2013, con il quale, ostacolando il libero esercizio del diritto di voto degli elettori, si procuravano voti a Rinaldi Franco, Genovese Francantonio, tratto in arresto nell’ambito della Operazione Corsi d’Oro 2 e al Consigliere Comunale DAVID Paolo, già capogruppo consiliare del Partito Democratico di Messina e destinatario in data 09.11.2015 dell’Obbligo di Presentazione alla P.G. unitamente ad altri 11 consiglieri comunali, nell’ambito della Operazione Gettonopoli, condotta dalla locale D.I.G.O.S., ritenuto uno dei più fidati collaboratori della segreteria politica di Rinaldi e Genovese, oggi transitato nelle fila di Forza Italia, al seguito degli stessi uomini politici.
Una vera e propria associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio che riusciva a convogliare voti in cambio di elargizioni o promesse di utilità. Utilità di varia natura: denaro, derrate alimentari, disbrigo di pratiche amministrative, promesse di posti di lavoro, appalti, agevolazioni per il disbrigo di pratiche burocratiche ed altro.
C’erano PERNICONE Angelo, PERNICONE Giuseppe e GIUNTI Baldassarre con il ruolo di procacciatori di voti e di elementi di collegamento tra i soggetti politici e gli ambienti della criminalità organizzata messinese facente capo al clan VENTURA e al clan Spartà quale PERTICARI Adelfio. PICARELLA Giuseppe, titolare e gestore di strutture sanitarie, garantiva assunzioni ai soggetti che promettevano il loro sostegno elettorale ai candidati. GENOVESE Stefano con il ruolo di procacciatori di voti.
SANTAPAOLA Pietro è ritenuto responsabile di tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso, in pregiudizio di un imprenditore, TAMBURELLA Francesco, COSTA Piero, MAGAZZÙ Fortunato e CATALANO Carmelo sono ritenuti responsabili del reato di rapina in concorso.
Infine la figura di CAPURRO Giuseppe, ex Consigliere Comunale di Messina (già Capogruppo Consiliare PDL, eletto dal 27.11.2005 al 07.04.2008 nella Lista DL), candidato alle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Messina del 2013, poi non rieletto, ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver contribuito, senza farne parte, alla realizzazione degli scopi e al rafforzamento dell’associazione mafiosa guidata dal VENTURA, attivandosi per la risoluzione di problematiche amministrative di particolare interesse per l’organizzazione e consentendo così che VENTURA Carmelo ed i suoi sodali si assicurassero il profitto delle proprie attività delittuose e dell’intestazione fittizia di beni.
Il CAPURRO risponde anche del reato di cui all’art. 416 ter c.p. perché, candidato alle elezioni amministrative per il consiglio Comunale di Messina, ha accettato la promessa del VENTURA di procurare voti in cambio di denaro.

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