Mi inoltro ben volentieri dentro questo campo minato, oggi dedito alla improvvisazione , chiamato Turismo. Il TURISMO noi non lo sappiamo fare. Non è che lo facciamo male, non lo sappiamo proprio fare. Questo lo estrapolo dai movimenti che fa il cittadino investito da responsabilità ” turistiche”, sia per una carente o addirittura assente promozione turistica. Asserisco, sicura di non essere,smentita che il turismo è principalmente investimento e progettualità. Per questo bisogna progettare a 10 anni e lavorare con interventi mirati ed obiettivi incisivi. Questo mi ha permesso nel tempo di fare presa visione di situazioni maggiormente in avanti di noi ed ho desunto questo. Bisogna fare rete e far diventare Gioiosa Marea ed i 4 paesi della costa tirrenica (Patti, Brolo, Piranino/Gliaca, Capo d’Orlando) di pari entità alle CINQUE TERRE. Gioiosa Marea potrebbe e dovrebbe essere il Comune proponente, di riferimento, aprire tavoli di discussione, soprattutto per i tantissimi posti letto che ” possiede”. Le nostre terre non sono da meno; sono terre splendide, seppur ampiamente sottovalutate, Il nostro Paese è “universalmente ” conosciuto per la grande BELLEZZA PAESAGGISTICA che lo caratterizza e da piccole e non banali tradizioni storiche che animano il territorio. Questa eredità rappresenta non solo il nostro passato e il presente, ma anche il futuro, con risorse da tutelare e valorizzare, che ci rendono unici nel panorama comprensoriale. Un territorio come quello nostro dotato di siti storico-archeologici, di paesaggi culturali necessita appunto di una progettazione adeguata, in sinergia con il parco dei Nebrodi, con i Consorzi e con le Aziende turistiche di riferimento, qualificando la rete di servizi primari che ne favoriscano la corretta fruizione: informazione, comunicazione trasporti, ricettività turistica, ecc. Per poter fare ciò, è necessario crederci ed attivarsi, con impegno e dedizione, con un credo assoluto, che permetta di attingere a forze motrici e lungimiranti che spingono. Negli anni, infatti, Gioiosa, che era leader per arrivi turistici anche internazionali, oggi ha perso ampie fette di mercato e questo polo turistico, terzo una volta, oggi non più in voga, considerati i contraccolpi della crisi, ha perso la sua vera posizione che la faceva da padrona, scivolando all’ ultimo posto. Nessun incremento, dunque. Se dobbiamo fare un opera di “riqualificazione” del turismo dobbiamo ampliare la fetta di mercato. Dobbiamo sbarcare nei mari del turismo religioso, giovanile, sportivo, della terza età, congressuale, enogastronomico e culturale, cio’ significa dunque, creare le condizioni per sviluppare il Paese in una logica comprensoriale/territoriale omogenea, creare OCCUPAZIONE e fare del turismo il più importante settore “industriale” su cui Gioiosa possa contare per la crescita. Turismo deve contrapporsi a questa forma di lassismo e diventare la locomotiva di questo treno fermo da troppo tempo alla solita stazione.
Un importante strumento è l’interfaccia con il privato. In raccordo con esso bisogna stabilire dettami organizzativi e di principio, atti a ricostruire situazione oramai decedute ed innovare quelle esistenti. Pubblico e privato per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e naturalistico; affrontare in modo serio il problema della riorganizzazione del sistema di offerta pubblica, introducendo modelli di gestione autonomi per rafforzare la capacità attrattiva del nostro territorio e l’immagine del Paese (il made in Sicily); offrire modelli di promozione, superando l’attuale frammentazione delle proposte che rendono scarsamente attrattivo ovunque Gioiosa. Tutelare e valorizzare adeguatamente, soprattutto in chiave turistica le nostre ricchezze è un dovere, ma al tempo stesso una grande opportunità. I termini di paragone ci devono invece servire da ulteriore stimolo per migliorare e innovarci ancora in questi settori. Lo specchio di una sostanziale assenza di politiche attive, di investimento nello sviluppo delle attività turistiche culturali, creative, artistiche è decisamente opaco. Tutto appare sconsolante. L’esiguo indotto generato è lo schema di come siamo precipitati dal primo posto, per incapacità turistica, all’ultimo posto in poco più di vent’anni. Fare Turismo è una cosa seria e questo dovrebbe essere l’unico punto di un programma elettorale che non tergiversi nel nulla e che affondi le sue branche nel dovere di ripristino. Manca una visione strategica dell’operare turistico, dello sviluppo, entro cui attuare programmi di sostegno e di riforme, capaci di evidenziare un’offerta di qualità, per non perdere le opportunità. E’ necessario ripartire dal nostro capitale più importante, di penetrazione turistica. Un marchio che ha funzionato perfettamente per attrarre i turisti, portare economia e riempire gli alberghi. Dobbiamo rapidamente colmare questo ritardo creando distretti turistici ( se vogliamo equipararci alle 5 terre) e tematici, sviluppando le reti, come le città del murgo e i circuiti collaterali, che sono fonte di indotto. Creare due eventi importanti ed internazionali, con il Festival del nuovo e del gaio( a titolo esemplificativo), promuovendo, anche con facilitazioni, l’export di prodotti e servizi, anche attraverso degli E-commerce, modello di vendita personalizzato. Questo ci chiede il mercato. Dobbiamo essere capaci di organizzare e promuovere i nostri punti di forza se non vogliamo rimanere ultimi ancora nella classifica turistica. I nostri concorrenti si sono già mossi in questa direzione da anni. Se non attiviamo una strategia alta e forte che punti al lungo periodo in un’ottica di sviluppo rimarremo nel tragico momento in cui versiamo e il quadro attuale è veramente sconfortante.L’industria del turismo, con forme creative e di accesso a panoramici strategici, non può che rappresentare una prospettiva straordinaria e irrinunciabile di nuova occupazione qualificata e di sviluppo del territorio. Ma bisogna crederci, operare e guardare oltre.
Fare.
Giuliana Scafidi