Brolo – nell’affascinante scenografia medievale costituita dal castello dei Principi Lancia, in grado di provocare nel visitatore suggestione ed emozione, in piena sintonia con l’attuale civiltà della multimedialità, l’8 agosto, alle ore 21:00, nel 55° anniversario della morte di don Luigi Sturzo, si è tenuto il V premio dedicato ai fratelli Sturzo: “honestatis defensores”.
Il premio ormai giunto alla V edizione, è voluto dal professore Angelo Consolo, associato al Centro Internazionale di Studi “Luigi Sturzo” di Roma. Presente un qualificato pubblico per ricordare l’opera e il pensiero del grande statista siciliano e del fratello vescovo.
A raccontarci di Luigi Sturzo è la vulcanica Stefania Bonifacio e decide di farlo attraverso l’arte, traendo da alcune opere di Raffaello, Giorgione, Donatello, Giuseppe Pellizzi da Volpedo e da Scipione sorprendenti e impensati legami tra il sacerdote calatino e il contenuto pittorico.
“La libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix è la prima opera a esserci sottoposta. L’importanza della libertà per un popolo oppresso porta questo a credere nella rivoluzione, a cercare il cambiamento attraverso la violenza. “Sturzo non voleva questo” ci dice Stefania. Il suo intento era quello di portare i principi del Vangelo nella vita politica e tutelare un tipo di libertà che si distaccasse da quella violenta propugnata dai marxisti.
Segue “La Sacra Famiglia” di Giorgione e dunque il volere della giustizia per la persona. Persona che appartiene a quel nucleo fondamentale che è la famiglia, e dunque comprendere la necessità di promuovere un tipo di azione che s’impegni a dare sostegno alla famiglia e che tendi di valorizzare la figura della donna. Sturzo voleva promuovere una politica volta alla tutela della famiglia, un pò come fosse il Profeta “Abacuc” (terza raffigurazione), Sturzo promuoveva autonomie regionali e comunali. Dove riconoscere l’importanza di tali autonomie avrebbe creato una comunità di pari lontana dalla fame e dalla povertà. Una comunità con gli stessi obiettivi da perseguire, dove l’individuo non viene azzerato, ma la sua azione coincide a uno scopo comune volto al bene della stessa comunità.
Non a caso la pittura che segue è quella di Scipione “La piovra”, a simboleggiare come lo Stato stritoli, attraverso la politica fiscale, i suoi cittadini. Rimane assurdo pensare, oggi, come vi siano tasse perfino per il diritto della proprietà privata.
Ultima raffigurazione “La scuola di Atene” di Raffaello, a testimonianza dell’importanza della scuola vista come palestra vita. Una scuola è in tal senso realizzabile solo se gli insegnanti, effettivamente motivati, riescono a motivare e nutrire l’animo umano
Quattro differenti personalità hanno ricevuto il premio:
Il primo a essere premiato è Graziano Motta, di Pedara, vive a Roma, giornalista da settant’anni, scrittore e critico musicale, fondatore e direttore del “Santo Sepolcro di Gerusalemme”, già corrispondente per Radio Vaticana a Gerusalemma. Riceve il premio da Piero Airaghi.
Secondo a essere premiato è don Antonio Parisi, della diocesi di Caltagirone, docente di teologia morale alla Pontificia Facoltà di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” di Palermo. Autore del libro “Lessico Sturziano”, opera che ha la pretesa di attraversare tutto il pensiero di Sturzo attraverso le sue stesse parole. Premiato da Nino Germanà, figlio dell’On.Ninì, che ha fatto anche gli onori di casa della serata.
Terzo premiato è Enzo Caputo, giornalista d’inchiesta di Castell’Umberto, scrittore con l’amore per la storia e la poesia, appassionato sui fatti relativi alla seconda guerra mondiale, soprattutto dalle foibe. Ha avuto il merito – ha detto la Bonifacio – di creare e coordinare, negli anni ‘90, il primo sportello donna della provincia di Messina per “Consiglieri di Parità”. Riceve il premio da Elio Quiligotti, già docente di storia e letteratura latina.
Quarto premiato è Prospero Calì, militante nell’Azione Cattolica ed ex presidente del Rotary Club di Regalbuto, autore del libro ” Da Kentoripa a Centuripe”. La sua azione lodevole – ha detto la Bonifacio – è quella di raccontare della terra in cui vive che diventa musa ispiratrice: “parla del tuo villaggio e sarai universale”.
Riceve il premio da Lina Baudo e l’editore Nino Armenio di Brolo.
La serata si è conclusa con un premio consegnato da Angelo Consolo a Piero Airaghi, per la dedizione agli studi dei rapporti tra: “Luigi Sturzo, Filippo Meda e don Giulio Rusconi” e del movimento cattolico nei primi anni del ‘900.
In fine, a rendere pubblico il V premio dedicato ai fratelli Sturzo è Angelo Consolo, che ci racconta del carteggio esistente tra i due nel lungo periodo d’esilio di Luigi Sturzo e il perché sono “difensori di onestà”: Mario, vescovo di Piazza Armerina, parlava di “legge di comunione”, ma da moralista fu avverso all’idealismo il quale riteneva possibile l’assorbimento del naturale nel soprannaturale. Questo errore, per lui, deriva dalla mancata distinzione tra la vocazione di natura e la vocazione di grazia. E fu nemico delle idee di lotta di classe contro i capitalisti. Per Luigi è importante prendere il meglio dalle correnti politiche: libertà dei liberali e giustizia sociale dai socialisti.
<<Sembra strano a dirsi - dichiara Consolo per concludere - : per fondare un nuovo partito, don Sturzo afferra la libertà dal liberalismo e la giustizia sociale dal socialismo. E’ una rivoluzione copernicana. E qui bisogna dire: mentre il liberalismo sopravvaluta la libertà fino agli eccessi e il socialismo mortifica questa a favore della lotta di classe per la giustizia, don Luigi Sturzo pone un rapporto equilibrato tra libertà e giustizia sociale. E qui si spiega l’Appello del 18 gennaio 1919, con la sigla compendiosa: “A tutti gli uomini liberi e forti”>>.
La serata si è conclusa con un premio consegnato da Angelo Consolo al rodense Piero Airaghi, per la dedizione agli studi dei rapporti tra: “Luigi Sturzo, Filippo Meda e don Giulio Rusconi” e del movimento cattolico nei primi anni del ‘900.