Ab Antiquo Ensemble
Michael Anrather, Annamaria Guderzo, Consuelo Serraino, Dario Tulipano, Doris Zemmer, Cecilia Stefanelli.
Appuntamento musical-letterario, in cui si alterneranno una parte musicale del repertorio rinascimentale a cappella e una selezione di brevi testi poetici recitati, dedicati ai temi dell’amore e della convivialità.
Migliaia di volumi, decine di migliaia di composizioni. Quella che caratterizzò l’Italia tra Cinque e Seicento fu una vera e propria fioritura, una rigogliosa messe di brani musicali in lingua volgare, a quattro, cinque ma anche a tre o a sei voci. Storie e drammi d’amore, descrizioni della natura, vicende pastorali e mitologiche; il presente narrato in maniera simbolica, attraverso i più eleganti versi e le più raffinate musiche che si potessero ascoltare, la fonte fresca e aulentissima da cui sarebbe derivata la musica italiana come ora la conosciamo: il madrigale.
La diffusione del madrigale in Italia fu talmente capillare per almeno un secolo a partire dagli anni Trenta del Cinquecento, che l’ipotesi di farne un elenco o quantomeno una semplice contabilità è impresa quasi impossibile. Questa sublime forma artistica, che per i suoi legami con la lingua e la sensibilità melodica del nostro Paese deve essere intesa come la vera forma caratteristica e rappresentativa della musica italiana, fu la colonna sonora delle case, dei palazzi e delle corti degli italiani durante il tardo Rinascimento. Lungo tutta la penisola quasi non era città, anche piccola, che non potesse vantare tra le proprie mura almeno un compositore di madrigali. Nel corso di un secolo, questo squisito genere crebbe e maturò rimanendo in qualche modo sempre fedele a sé stesso. Lo stile aulico dei primi decenni andò evolvendosi, dapprima in un lirismo melodico sempre più coinvolgente, poi dando sostanza sonora alle più intime e talvolta estreme esigenze espressive dell’uomo. Eppure, per quanto a primo acchito inconciliabili, l’austera ed elegante liricità delle composizioni di Verdelot e le dolorose e drammatiche grida del principe di Venosa sono manifestazioni diverse di quella stessa inesauribile sorgente che fu il madrigale, la più alta, profonda, espressiva e nel contempo semplicemente bella manifestazione d’arte musicale che l’Italia abbia prodotto.